lunedì 18 marzo 2013

Bergoglio, la dittatura argentina e le smentite "paracule" dei papisti

Sgombriamo subito il campo da un paio di cose. La frase sulle donne pronunciata da papa Francesco per criticare la presidentessa argentina gira su internet da molti anni, ma non ha alcun riscontro ufficiale ed è probabilmente frutto di un falso, anche se rispecchia in modo abbastanza fedele quel che pensano delle donne la stragande maggioranza dei preti cattolici. La persona che sta nella foto allegata al mio post sul papa, ritratta mentre dà la comunione a Videla, con tutta probabilità non è il nuovo papa, che all'epoca non risiedeva a Buenos Aires.
Detto questo, le accuse nei suoi confronti per il comportamento tenuto di fronte agli orrori della dittatura argentina trovano sempre più conferma. 

Il giornalista Horacio Verbitsky, suo principale accusatore in un libro intitolato "L'isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina", è tornato sull'argomento, scrivendo per il suo quotidiano un articolo significativo, intitolato "Un ersatz (un surrogato)", che potete leggere in originale in spagnolo oppure nella traduzione italiana del sito Pensiero Meridiano.
E' una denuncia inquietante, anche e soprattutto davanti alle smentite del portavoce della Sala Stampa Vaticana, che ha usato il "metodo Berlusconi": la colpa è della sinistra anticlericale e non esistono prove contro il Papa. Tre giornali su quattro (e non so quante agenzie) hanno riportato la smentita senza scrivere la notizia, ma questo è un tipico malcostume dei giornalisti italiani.
 "Non posso crederci. Sono cosi sconvolta e arrabbiata, che non so cosa fare. Ha ottenuto quello che voleva. Sto vedendo Orlando in TV, in sala da pranzo, che già da qualche anno diceva “vuole diventare papa”. E’ la persona piu indicata per coprire il marciume. E’ un esperto nel dissimulare. Il mio telefono non cessa di suonare, Fito mi ha parlato piangendo". Questo ritrattino del nuovo papa buono è contenuto in una mail scritta a Verbitsky da Graciela Yorio, la sorella del sacerdote Orlando Yorio, che denunciò Bergoglio come responsabile del suo rapimento e delle torture che subì per 5 mesi, nel 1976. Il Fito che l’ha chiamata, sconsolato, è Alfonso Yorio, suo fratello. Entrambi hanno dedicato molti anni della propria vita a portare avanti le denunce di Orlando, un teologo e sacerdote terzomondista, morto nel 2000, avendo come incubo quello che è poi successo davvero. Proprio dei begli esempi di sinistra anticlericale, direi.
Non solo. 
Verbistky tira fuori un'altra storia: quella delle bugie raccontate da Bergoglio di fronte alla magistratura, il Tribunal Oral Federal 5, dove nel 2005 sostenne di essere venuto solo di recente a conoscenza dell’esistenza di casi di bambini scomparsi duranta la dittatura, strappati alle madri dissidenti per essere dati in adozione a famiglie ricche. Tuttavia, il giornalista scrive che il Tribunal Oral Federal 6, che ha giudicato il piano sistematico di appropriazione di figli dei detenuti-desaparecidos, aveva ricevuto documenti indicanti che già nel 1979 Bergoglio era consapevole della situazione e che intervenne in modo attivo nella vicenda, almeno in un caso, su sollecitazione del suo superiore, Pedro Arrupe. Dopo aver ascoltato il racconto dei familiari di Elena de la Cuadra, sequestrata nel 1977, al quinto mese di gravidanza, Bergoglio avrebbe consegnato un documento al vescovo ausiliare di La Plata, Mario Picchi, chiedendogli di intercedere presso il governo militare. Picchi scoprì che Elena aveva dato luce a una bambina, la quale era stata affidata ad un’altra famiglia. “Si trova presso una famiglia perbene e non tornerà indietro”, avrebbe in seguito comunicato il nuovo papa Francesco (quello dal volto buono che si occupa dei poveri).
A raccontare quest'altro episodio è stato anche Gerardo Aranguren, del giornale Tiempo Argentino, che due anni fa scriveva del caso di una testimone, Estela de la Cuadra, che ha raccontato gli sforzi di sua madre nei confronti del cardinale per localizzare sua sorella e sua nipote, nata in cattività. "Attraverso una autorità gesuita in Italia i miei genitori ottennero un’udienza presso Jorge Bergoglio, gesuita di  Buenos Aires. Quest’ultimo, in una lettera, sostiene che il vescovo di La Plata, Mario Picchi, avrebbe interceduto nel caso” afferma la testimone. Dopodiché, Picchi si sarebbe incontrato con le forze dell’ordine e avrebbe riferito ai genitori che la bambina si trovava con una “famiglia per bene” e che “non sarebbe tornata indietro”.
Bergoglio, insomma, sapeva, copriva e molti anni dopo ha mentito alla magistratura.  
Quanto al sequestro di Yorio e di un altro gesuita Francisco Jalics, Bergoglio disse che nell’archivio episcopale non c’erano documenti sui detenuti scomparsi. Tuttavia il suo successore, l’attuale Presidente, José Arancedo, inviò al Giudice Martina Forns una copia del documento sull’incontro del dittatore Videla con i vescovi Raul Primatesta, Juan Aramburu e Vicente Zazpe, nel quale fu discusso con straordinaria franchezza su cosa si doveva dire e cosa non dire sui detenuti scomparsi,  che  erano stati assassinati, dal momento che Videla voleva proteggere chi li aveva uccisi.
In un altro libro,  “Chiesa e dittatura” di Emilio Mignone, si indica Bergoglio come esempio di  un pastore  che consegna le pecore al loro nemico, senza difenderle.
"Non sono sicuro che Bergoglio sia stato eletto per coprire il marciume che ha ridotto all’impotenza Joseph Ratzinger. Le lotte interne della curia romana seguono una logica cosi imperscrutabile che i fatti più oscuri sono in genere attribuiti allo spirito santo, sia che si tratti delle manovre finanziarie per le quali lo IOR é stato escluso dal meccanismo del clearing internazionale, dal momento che non ottempera alle normative per il controllo del riciclaggio del denaro, sia che si tratti dei casi di pedofilia che si sono verificati a livello mondiale e per i quali Ratzinger ha chiesto perdono in quanto Massimo rappresentante della Chiesa Cattolica. Non mi sorprenderebbe che Bergoglio, con il pennello in mano,  iniziasse una crociata moralizzatrice per imbiancare i sepolcri degli apostoli", conclude Verbistky, che ricorda anche i suoi trascorsi nella Guardia de Hierro, il settore giovanile del Comando Nacional Peronista.
Non basta. 
In un altro articolo scritto per Pagina 12, Verbitsky riporta anche le accuse dell'altro gesuita che all'epoca dei generali venne incarcerato e torturato, Francisco Jalis, che è ancora vivo e ha oggi 85 anni. Le sue accuse sono più nette, anche se anonimamente riferite a "una persona", la persona che invece Yorio aveva identificato senza mezzi termini in Bergoglio.
In Italia un po' di papisti, fra i quali la scrittrice Michela Murgia, militante dell'Azione Cattolica che parla di "frasi paracule" contro il Papa ma la prima paracula si dimostra lei, citano a difesa del buon Francesco il teologo brasiliano Leonardo Boff e il premio Nobel per la Pace, Adolfo Perez Esquivel. Il primo, che era stato allontanato dalla Chiesa proprio da Ratzinger, ha espresso fiducia nei confronti del nuovo Papa (forse perché ha sostituito il suo peggior nemico) e ha detto di non credere al suo coinvolgimento con la dittatura militare. Ma nel dirlo cita come sua fonte solamente Esquivel, il quale ha dichiarato quanto segue: "Non considero che Jorge Bergoglio sia stato complice della dittatura ma sostengo che non ebbe il coraggio di accompagnare la lotta per i diritti umani nei momenti più difficili", aggiungendo che "furono pochi i pastori che con coraggio appoggiarono la nostra lotta per i diritti umani contro la dittatura". 
Ora è chiaro che il discorso delle responsabilità "politiche" (in questo caso "spirituali") non funziona con i berlusconiani e i cattolici integralisti. Proprio non ci arrivano, il loro attaccamento al potente è fideistico, quindi inattaccabile. 
Ma a voi sembra questo il profilo di un Santo, anche se non verrà giudicato penalmente per gli abomini del passato?

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