sabato 27 ottobre 2012

Altro che Al Capone: il gangster finì in carcere (ad Alcatraz), Silvio resta "in campo"

Altro che Al Capone, come si affrettano a sottolineare in tanti, altro che storia finita. Il celebre gangster fu incastrato sì per evasione fiscale, proprio come lui, ma finì dritto in galera, prima ad Atlanta, considerato il carcere più duro di tutti gli Stati Uniti e poi addirittura ad Alcatraz, da dove uscì molti anni dopo ammalato di sifilide e demenza. Silvio invece il carcere non lo vedrà mai, data la sua tarda età e grazie alla legge Cirielli che risparmia la cella agli ultrasettantenni (fu fatta su misura per l'amico Previti), ma probabilmente non verrà neanche condannato in via definitiva, visti i termini ridotti (da lui) per la prescrizione, che scatterà fra neanche due anni. Non solo, ma dei quattro anni che gli sono stati inflitti, tre sono condonati dall'indulto made by Prodi e Mastella.
Al di là di queste considerazioni, che rendono un po' ridicola l'esultanza di tanti giornali e uomini politici dallo scarsissimo acume, quello che è peggio è che dopo la sentenza che lo inchioda per i diritti televisivi, Silvio ha ovviamente reagito a modo suo.
Passo indietro? Primare farsa del Pdl con 3 o 4 dei suoi mantenuti poltici? Scordatevelo. Il "dominus indiscusso di un sistema fraudolento finalizzato a imponenti evasioni fiscali e fuoriuscite di denaro in suo favore" (come è stato definito dalla sentenza del Tribunale di Milano) fa la sua solita capriola, il suo consueto dietrofront: "Obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia".
Pronti per un nuovo giro di giostra?

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