mercoledì 15 febbraio 2012

La difesa e il gioco delle tre carte, l'unica cosa che Monti non taglia sono le spese militari

Il robotico Mario Monti ha fatto sicuramente bene a negare i soldi per le Olimpiadi a Roma, considerando la consueta fine dei fondi pubblici. E la canizza orchestrata dalla destra, che si è stracciata le vesti parlando di "danno all'immagine dell'Italia", fa veramente ridere ripensando a quello che i loro sodali hanno combinato ai recenti Campionati mondiali di nuoto a Roma, con il centro sportivo di Tor Vergata costato un occhio della testa e non ultimato per tempo. Speravano di riciclarlo per le Olimpiadi per continuare ad ingrassare i costruttori (i costi sono saliti da 65 a 608 milioni di euro) e invece resterà la solita cattedrale nel deserto che tutti quelli che transitano per il tratto autostradale Roma-Napoli si chiedono increduli cosa diamine sia. 
Però, nello stesso giorno in cui si ammette che non c'è un euro da spendere e che soprattutto non si è in grado di governare un banale sistema di appalti, è triste assistere al gioco delle tre carte del ministro-soldato Giampaolo Di Paola, che essendo di Torre Annunziata lo sa fare molto bene. Ieri in una breve conferenza stampa a Palazzo Chigi (di quelle all'italiana, senza domande che danno fastidio) aveva ventilato riduzioni di spesa in un settore che, purtroppo, non le ha mai subite. Oggi, davanti alle Commissioni parlamentari, ha svelato l'arcano: si ridurrà il personale, si ridurranno le strutture, si compreranno quaranta F-35 in meno (90 invece di 131), ma alla fine i soldi per la Difesa ci saranno tutti, senza un centesimo di risparmio, stavolta orientati verso l'industria invece che sul personale (come da ordine Nato). 
Come sottolinea la Rete italiana per il disarmo, Di Paola ha anche fornito dati falsi. Secondo lui l'Italia spenderebbe per la difesa solo lo 0,9% del pil contro l'1,6% della media europea, ma con furbizia oserei dire marziale nel conteggio non vengono mai considerati i fondi delle missioni all'estero e quelli messi a disposizione dell'industria militare da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, sottostimando le spese complessive sempre e stabilmente oltre i 21 miliardi di euro l'anno.
In un'epoca in cui ci vengono giustamente tolti i circenses, ma pure il panem (viste le misure di austerity varate dal governo attuale e le deliranti anticipazioni sui provvedimenti del futuro, stile spezzeremo le reni all'articolo 18) è un sollievo sapere che i fondi per la guerra non mancheranno mai.  Santa, la guerra.

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