mercoledì 30 novembre 2011

La destra e la kultura: levate i libri alle donne!

Il piagnisteo preferito di coloro che si professano di destra e sanno leggere e scrivere (non sempre le cose combaciano) è che la cultura in Italia è sempre stata un monopolio della sinistra. Sarà pure vero, ma cosa pensare dell'ultimo articolo di Camillo Langone, provocatorio (?) autore che sbarca il lunario fra i giornali del Banana e Libero, per il quale ha partorito la trovata del secolo? L'idea è semplice e gretta come chi la descrive: le donne non fanno più figli perché invece di dedicarsi al loro ruolo di madre si sono messe in testa di evolvere e raggiungere un'istruzione spesso e volentieri superiore a quella dei maschietti. E quindi, secondo lui, "se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà", anche perchè - signora mia - "più le culle rimarranno vuote più barconi di immigrati arriveranno". 'Sti zozzoni. 
Ora non so se è il caso di prendere sul serio un tizio che sul Foglio scrisse (per i soliti pochi intimi lettori): "Genitori che avete una figlia in età da università: se volete nipotini che vi tramandino e che la realizzino, risparmiate sulle tasse universitarie e regalatele un bel vestito", che per Mondadori ha scritto un libro sulle diverse liturgie che caratterizzano le messe in giro per l'Italia e che ha collaborato alla stesura di un grande best-seller,  "Sposati e sii sottomessa" (manca la parola puttana ma non si può). 
Però 'sta gente non si regola proprio. 
Spacciare analisi sociologiche che potevano essere valide duecento anni fa per ricette per il futuro e insistere sul fatto che bisognerebbe fare più figli per mandarli a raccogliere i pomodori a Villa Literno solamente per non essere costretti a vedere negri in giro è veramente il massimo del cinismo. E anche di misoginia, quest'ultima, suppongo, causata da una vita di pugnette.
Se questa è la kultura di destra, voglio la pistola di Goebbels.

martedì 29 novembre 2011

Il "miracolo" di Monti: arriva il conflitto di interessi trasparente

Dopo la chiacchieratissima infornata di ministri banchieri, bocconiani, avvocati di società e poteri forti, militari a guardia dei militari, il nuovo governo - che ancora non ha detto una parola che sia una sulle misure da adottare contro la crisi del debito - si ripete con la carica di vice ministri e sottosegretari, che sono anche peggio. Tanto per fare qualche esempio,  Adelfio Elio Cardinali, nuovo sottosegretario alla Salute, è marito di Anna Palma, capo della segreteria del presidente del Senato Renato Schifani, mentre Filippo Milone, sottosegretario alla Difesa, era consigliere per la politica industriale di Ignazio la Russa al ministero ed è coinvolto dalle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta sugli affari poco puliti di Finmeccanica. Se qualcuno temeva per le sorti giudiziarie di Silvio Berlusconi, le due nomine  dei sottosegretari alla Giustizia sembrano essere a dir poco rassicuranti, soprattutto quella di Andrea Zoppini, ex consulente giuridico di Palazzo Chigi nel governo del bunga-bunga. Che dire poi dell'ex presidente degli editori italiani, Carlo Malinconico, messo a guardia proprio degli editori o di Antonio Malaschini a sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, altro uomo di fiducia di Schifani?
Mario Monti ha parlato di squadra "snella e forte" (fa un po' sorridere il forzato eterno paragone calcistico per il governo più vecchio d'Europa e della storia della Repubblica, magari il premier intendeva la bocciofila) e a noi solite malelingue complottiste ha regalato il suo monito un po' sdegnato: ''Attenti a parlare di conflitto di interessi rispetto al quale saremo trasparenti. Chi nella società civile ha avuto delle competenze ed ha fatto la scelta di entrare nel governo, non lo ha fatto per trascinare le esperienze passate''. 
Ci mancava il conflitto di interessi "trasparente" per completare il manuale delle parole in libertà. Come se in passato l'evidenza degli interessi di qualcuno abbia impedito l'approvazione di leggi clamorosamente "interessate", come se questo fosse un paese dove esistono autorità di vigilanza indipendenti, come se tutti noi fossimo un branco di imbecilli. 
Ecco, magari l'ultima è vera.

lunedì 28 novembre 2011

Dai fastidio al prete che fa affari? Arriva la Finanza e qualcuno ti appicca un bel rogo.

Piccoli spaccati di Italia in recessione. Dai fastidio agli affari del prete? Arrivano i gendarmi e qualcuno ti appicca anche un bel rogo. E' la storia che racconta il Corriere della Sera, l'ennesima uscita a carico di don Luigi Verzè, l'affarista dell'ospedale San Raffaele e grande amico e sostenitore di Silvio Berlusconi, che in diverse intercettazioni del 2005 parla di come liberarsi di un antipatico signore che ha deciso di aprire un circolo sportivo su dei terreni che interessavano al prete bancarottiere. Il don parla con i servizi segreti, con i vertici bancari, con quelli vaticani e sembra poter manovrare a piacimento anche la sempre più incredibile Guardia di Finanza, che molto spesso utilizza gli accertamenti fiscali come arma di ricatto. 
C'è tutta la tragedia di un paese ridicolo, dietro la facciata di commediola all'italiana.

giovedì 24 novembre 2011

Nuovo governo: sono più ridicoli i complottisti o quelli del rancio sempre ottimo e abbondante?

Guardando le facce del nuovo governo italiano sorge spontanea la domanda: sono più ridicoli i "complottisti" o quelli che battono sempre le manine davanti al direttore? In questi giorni di sonnolenza mortale (nessuno ha ancora la più pallida idea di cosa si inventeranno questi signori, mentre il costo del nostro debito comincia a far rimpiangere i tempi di Berlusconi), alcuni autorevoli commentatori si sono sperticati in sfottò senza fine nei confronti di tutti coloro che sentono la puzza di bruciato ovunque, assimilando chi finora si è limitato a sottolineare l'enorme conflitto di interessi in cui stanno trascorrendo la loro terza età i ministri di Mario Monti ai seguaci delle teorie dei Maya, o ai fan degli Ufo, passando per quelli che non credono allo sbarco sulla Luna e coloro che pensano che gli attentati dell'11 settembre se li siano fatti in casa gli americani. Ed è fastidiosa anche la spocchia con la quale lo stesso Monti ha definito "offensivo" parlare di tutte le magagne delle sue (siamo sicuri?) opinabilissimi scelte. Perché magari saremo tutti complottisti, ma Passera non può risolvere la questione dimettendosi da Intesa San Paolo quando ha ancora in tasca otto milioni di euro di azioni, nè Clini all'Ambiente può nascondere il fatto di essere un grande sponsor degli inceneritori, nè la Cancellieri all'Interno potrà far mai dimenticare di aver negato la persenza di infiltrazioni mafiose nella città dove era Prefetto, Genova, nel momento in cui veniva clamorosamente accertata. E così via, passando per uno dei militari più potenti della Nato alla Difesa (sia chiaro che, complottismo o meno, solo nei regimi dittatoriali le forze armate dipendono da un militare) e il ricco portafogli di tanti altri, che hanno fatto incetta in questi anni di incarichi pubblici e ne hanno investito i proventi in partecipazioni azionarie di grandi aziende. Da leggere, alla bisogna, c'è l'ottima inchiesta pubblicata su Agoravox.
Il rancio non è ottimo, nè abbondante. Dipinge come al solito un paese a sovranità limitata e solleva moltissimi interrogativi. Chi crede ciecamente nella buona fede del Professore e dei suoi accoliti non sarà un "complottista", ma di sicuro gira con la sveglia al collo.

mercoledì 23 novembre 2011

Il peggior spettacolo dopo la caduta: il processo di Silvio si trasforma in un film di Vanzina

Quest'anno il cinepanettone lo gira il nostro ex premier, che ormai disoccupato ha pensato bene di fare concorrenza ai Vanzina. Ci saranno George Clooney e Cristiano Ronaldo, ma anche Aida Yespica e l'immancabile Flavio Briatore. Gli intrecci amorosi saranno garantiti dalle donne-bisturi Daniela Santanché e Mara Carfagna, mentre fra un espresso e l'altro il vecchio George si dovrà ribeccare pure la sua ex, Elisabetta Canalis. Ci sono pure le comparse "sfigate", su tutte l'ex patetico ministro degli Esteri, Franco Frattini e la assai poco rimpianta ministra della pubblica (d)istruzione, Mariastella Gelmini, appena uscita dal tunnel del Cern.
Sarà questa l'assurda sfilata dei testi convocati dall'avvocato di Silvio Berlusconi al processo per concussione e prostituzione minorile per il caso di Ruby Rubacuori. Duecentoquattordici persone, fra cui una trentina di papi-girls. I giudici milanesi hanno accolto tutti i testimoni presentati dalle parti in giudizio, e tutti dovranno raccontare la loro versione sui bunga-bunga di Arcore, in particolare ciiò che avvenne la notte fra il 27 e il 28 maggio del 2010, quando la minorenne marocchina venne salvata dalla galera grazie a una telefonata in questura e fu affidata dalla polizia nelle ottime mani di Nicole Minetti perchè erano tutti convinti che si trattasse della nipote di Mubarak (vedi i guai quando uno si laurea al Cepu).
Come molte tragedie, quella della lunga ascesa e della interminabile caduta del Cavalier Banana finirà in farsa, con buona pace di Christian De Sica e Massimo Boldi che quest'anno verranno stracciati al botteghino.

martedì 22 novembre 2011

I giorni del nulla assoluto. Nessuno sa cosa farà Monti, probabilmente neanche lui

Passata la sbronza (l'avevo detto io che non era il caso di esagerare col prosecchino) per la dipartita del Cavalier Banana, oggi anche i più accaniti sostenitori del professor Mario Monti cominciano a capire che i tecnici possono pure essere molto bravi (e questi non lo sono mica tanto), ma senza una maggioranza non si va proprio da nessuna parte. 
Cosa faranno i nostri eroi per evitare all'Italia il default? Boh, non si sa. Si parla di riforme strutturali (parole al vento, perché a meno che non sia un completo idiota il Professore dovrebbe sapere benissimo che non gliele approveranno mai), di patrimoniale (mica vero, in realtà si sta cercando di spremere fino in fondo il limone della prima casa di proprietà ventilando sconti per i redditi più bassi che fanno ridere di per sè, perché i grandi evasori non dichiarano un cazzo e non hanno niente di intestato), di sviluppo e di equità (viva la mamma e anche il papà). 
La verità è che oggi il sobrio (ma siamo sicuri?) Monti è andato a Bruxelles a fare l'italiano in gita e vedere se ci possono subito fare qualche sconto, tipo lasciar perdere con questa storia del pareggio di bilancio nel 2013, che ci costerebbe tutti e due gli occhi della testa. Il nostro premier, che possiede l'umorismo di un termosifone, ma non rinuncia a dire qualche battuta alla quale ridono solo i cronisti "embedded", alle legittime domande del tipo "ma lei che intende fare?" ha risposto in maniera vaga rimandando tutto a venerdì, quando ci sarà un Consiglio dei Ministri e l'incontro con il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn
Ci vediamo venerdì, insomma. Con qualche fiore all'occhiello in più da mostrare: la Borsa di Milano negli ultimi cinque giorni ha perso oltre l'8%, peggiore in Europa, e gli interessi sui nostri titoli di Stato restano altissimi. Il Professore a un certo punto ha detto che ''andremo a fondo'' invece che ''in fondo''
Grasse risate a Bruxelles: dopo il nano clown, arriva il secchione rintronato.

venerdì 18 novembre 2011

Settimana da paura per il Cavaliere, niente più legittimi impedimenti mentre riprendono tutti i processi

Se le cose sono cambiate per davvero lo scopriremo la prossima settimana, quando riprenderanno quasi in contemporanea tutti i processi a carico del Cavalier Banana. Sfrattato da Palazzo Chigi e ormai privo della scusa del legittimo impedimento, Silvio Berlusconi dovrà affrontare un bel po' di grane ancora irrisolte, alcune delle quali rischiano seriamente di sporcargli la fedina penale. Il primo appuntamento è fissato per lunedì pomeriggio per l'udienza del processo sui diritti televisivi: il Caimano deve rispondere di frode fiscale, ma sul banco degli imputati c'è anche il fido Fedele Confaloneri e alcuni ex-dirigenti di Mediaset accusati di aver gonfiato i prezzi dei diritti televisivi acquistati dalle major statunitensi per creare fondi neri, evadere il fisco italiano a avere denaro contante per pagare mazzette qua e là.  La mattina inizierà invece il  processo "Ruby-bis", quello contro Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, accusati di aver favorito e indotto alla prostituzione 32 ragazze maggiorenni e due minorenni (tra cui la stessa Ruby Rubacuori). Stiamo parlando dei festini a luci rosse organizzati ad Arcore, e per B., accusato di concussione e prostituzione minorile (robette così), il processo con rito abbreviato riprenderà mercoledì. 
La grana più seria resta il caso Mills, ormai arrivato alle battute finali. La procura di Milano accusa Berlusconi di aver corrotto con una bustarella da 600 mila dollari l'avvocato britannico David Mills, già condannato per la stessa vicenda a 4 anni e 6 mesi in primo grado, con sentenza confermata in Appello, ma poi salvato dalla Cassazione che ha dichiarato il reato prescritto riconoscendo tuttavia la validità dell'impianto accusatorio. Il processo a B. riprenderà il 28 novembre e la sentenza potrebbe arrivare già a metà gennaio, giusto in tempo per evitare la prescrizione del reato. Infine, il 5 dicembre, sapremo se l'ex premier verrà rinviato a giudizio anche per la vicenda dell'intercettazione tra Giovanni Consorte e quel gran genio dell'amico Piero Fassino (''Allora, abbiamo una banca?'') pubblicata sulla prima pagina del Giornale a fine 2005 prima della trascrizione agli atti e probabilmente costata al centrosinistra la risicatissima vittoria nel 2006, dopo che i sondaggi avevano previsto un largo vantaggio.
Una raffica da paura, senza neanche più la tattica del rinvio da spendere. Berlusconi potrà anche decidere di non presentarsi in aula, ma a questo giro faranno a meno di lui. Resta sempre da verificare cosa potrebbe fare il nuovo ministro dell'Interno, il prefetto in pensione Anna Maria Cancellieri, non esattamente una persona per la quale mettere mano sul fuoco. Un bel lodo?

giovedì 17 novembre 2011

Il primo ministro ad abboccare all'amo è Clini. All'ambiente hanno messo un nuovo Attila, a cui piaccono nucleare, Ogm e perfino il Ponte sullo Stretto

Vista la poca esperienza di questi nuovi ministri con le trappole ordite dai giornalisti (quelli, pochi, che fanno le domande), ci sarà parecchio da ridere. Il primo a caderci è stato Corrado Clini, nuovo responsabile dell'Ambiente, che non si capisce perché ha deciso di parlare con la trasmissione radiofonica ''Un giorno da pecora'' che in passato ha fatto passare per fesse parecchie persone.
Il nostro si è davvero superato. 
Il nucleare, bocciato in ben due referendum dal popolo italiano compatto? "Il ritorno al nucleare è una opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, anche se quello che è avvenuto in Giappone ha scoraggiato. Comunque, di base, la tecnologia nucleare rimane ancora una delle tecnologie chiave a livello globale".
Gli organismi geneticamente modificati? "Io sono favorevole ad usare Ogm nelle zone marginali dove c'è aridità e dove c'è dissesto idrogeologico”. E la caccia? “Non sono un cacciatore, ma apprezzo i cacciatori che proteggono anche l'ambiente. Quelli che vanno a caccia per sfogarsi, invece, mi pare che siano pericolosi”. E il Ponte sullo stretto? “E' un'opera di ingegneria bellissima". Per non parlare della Tav, che va fatta "assolutamente".
Si preannuncia una gara senza rivali per il prossimo "Premio Attila".

mercoledì 16 novembre 2011

Il governo dei tecnici, alias la buona borghesia catto-bancaria al potere

Guardando alla lista dei ministri del nuovo governo viene fuori chiaramente chi è che ha fatto fuori il Cavalier Banana. Non certo la sinistra (figuriamoci il Pd), ma la buona e brava borghesia cattolica italiana, che in fondo ha sempre mal sopportato i modi di fare da parvenu del vecchio Silvio. Mario Monti, che almeno a parole voleva inserire qualche politico (ma i nomi, come quelli di Giuliano Amato e Gianni Letta non erano davvero presentabili), ha fatto le cose per bene. Una raffica di vecchi bacucchi, tutti belli grassi e pasciuti, con un sacco di interessi in ballo e con un 740 da paura. Il governo della terza età, con 8 ministri che avrebbero i requisiti anagrafici per chiedere subito la pensione di vecchiaia e altri quattro che potrebbero ricevere quella di anzianità, sempre che Mar'emmonti non decida di abolirle. L'età media è di 63 anni, undici in più di quella del governo Berlusconi al momento del giuramento tre anni e mezzo fa.
Il Caimano si è assicurato la presenza di Antonio Catricalà, pavido sessantenne presidente dell'Autorità per la concorrenza, che in sei anni non è riuscito a dire una parola sul gigantesco conflitto di interessi che aleggia su tutte le attività economiche della famiglia Berlusconi. Sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio, un posto strategico per evitare sorprese sgradite dalle parti di Arcore
Il futuro delle comunicazioni e della banda larga, ma anche dei trasporti sarà nelle mani di Corrado Passera, cinquantasettenne consigliere delegato della seconda banca italiana, Intesa Sanpaolo, tanto perché sia chiaro che gli interessi di certi forzieri, provati dall'indigestione di titoli di stato a rischio, non si toccano e non si toccheranno mai: investimenti e sacrifici serviranno a ripianare i buchi degli istituti di credito, come del resto è avvenuto in tutto il mondo, a parte l'Islanda. Come se non bastasse, Intesa Sanpaolo (che tanto per la cronaca è la banca che possiede oltre il 57% dei titoli di stato nelle mani degli istituti di credito) verrà garantita anche da Elsa Fornero, 63 anni, vice presidente del Consiglio di sorveglianza dell'istituto e nuovo ministro del Welfare e delle Pari Opportunità (Mara Carfagna ci mancherai), che passa inoltre per una fautrice del metodo contributivo per le prestazioni pensionistiche (ovvero soldi in meno rispetto al metodo retributivo, che tiene conto dei livelli di salario percepiti negli ultimi anni della vita lavorativa).
Al Viminale, al posto di manganello-Maroni, andrà Anna Maria Cancellieri, anche lei una giovane rampante (67 anni), prefetto già in pensione, richiamata al fronte proprio dal ministro leghista per commissariare il Comune di Bologna (dopo che il sindaco del Pd era stato travolto da un bello scandalo di amanti e spese truffaldine) e poi quello di Parma, dopo altri scandali e porcherie stavolta a carico dei berluscones. E' la seconda volta che una donna ricopre quell'incarico, ma la prima è stata Rosa Russo Jervolino e quindi direi che non è di buon auspicio.
Alla Giustizia (buona per il salvacondotto che avranno probabilmente promesso a B.?) andrà Paola Severino, 63 anni, una dei più noti avvocati penalisti (notare la finezza) italiani e vice rettore della Luiss, l'università di Confindustria. Nel 2001 quando ricopriva un incarico pubblico, risultò la manager di stato più ricca del paese, con un reddito di 3,3 miliardi di lire. Sempre per quel discorso dell'equità. 
Ad occuparsi di scuola sarà un bell'ingegnere, il presidente del CNR e membro del consiglio di amministrazione di Telecom Italia, Sole 24 ore e Pirelli, Francesco Profumo, mentre alle prese con i nostri disastrati Beni Culturali vedremo all'opera un bel cattolico doc, Lorenzo Ornaghi, rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché vicepresidente di Avvenire, la Pravda dei vescovi. 
La lista prosegue con una bella sfilza di altri tecnici, fra cui particolarmente significativo il militare a capo dei militari (il ministro della Difesa ammiraglio Gianpaolo Di Paola), che non sarebbe proprio democratically-correct, ma stà a guardà era capello
Sia chiaro che nessuno discute la competenza delle persone in questione. 
Il problema è sempre lo stesso: per chi lavorano? A chi rispondono? Quando andremo a votare? E qualcuno dia una sveglia a Bersani, perché - a mio modestissimo avviso - sarà quello che pagherà il conto più alto di questo caravanserraglio.

martedì 15 novembre 2011

Monti e le consultazioni: tranquilli, non è una cosa seria

Inutile farsi ingannare dall'aria da secchione del personaggio, le consultazioni per la formazione del nuovo governo di Mario Monti non sono niente affatto una roba seria. Dal susseguirsi di incontri emerge chiaramente l'antica tradizione italica del suk arabo (non c'è niente da fare, una faccia una razza), con il professore che annuncia che non vuole un governo a tempo e che nella formazione includerebbe anche esponenti politici, con il Pdl che gli dice "vai pure, caro" e poi si pronuncia per le elezioni a breve, col Pd che come al solito non ha capito bene la situazione e infila progressivamente il collo nel cappio e col Terzo Polo in pieno delirio da profumo di poltrone, che ondeggia fra le scemenze di Italo Bocchino (noto alle cronache soprattutto per essersi portato a letto Mara Carfagna e Sabina Began), i tentativi di recuperare terreno di Gianfranco Fini e le abili tessiture di Pierferdinando Casini, che per uno strapuntino venderebbe un rene. 
In questi giorni sono un po' come il replicante interpretato da Rutger Hauer, vedo cose che voi umani.... non dovreste vedere. I nomi di Gianni Letta, di Giuliano Amato, l'incredibile Cirino Pomicino che su Sky discetta di politica e di economia e una sfilza di nomi "tecnici", tutti intorno alla settantina, tutti esponenti delle baronie universitarie pubbliche e private o dell'ingerenza politica nella pubblica amministrazione.
Sarà anche il rappresentante di Goldman Sachs, del Club Bilderberg e della grande finanza internazionale, ma Mario Monti è soprattutto un vero democristiano allevato dai gesuiti. 
Viva l'Italia, che la prende sempre a ridere.

lunedì 14 novembre 2011

Perché sabato sera era giusto festeggiare e oggi molto meno

Lo so, festeggiare le disgrazie altrui non è bello, anche se fa sempre qualche decina di punti. Non ne ho potuto fare a meno, 18 anni dopo quel 23 novembre del 1993, quando Silvio Berlusconi, parlando all'inaugurazione di un ipermercato alle porte di Bologna si fece chiedere da un giornalista imbeccato per chi avrebbe votato fra Gianfranco Fini e Francesco Rutelli che si sfidavano per la poltrona di sindaco di Roma. La dichiarazione a favore del leader del Msi segnò la sua discesa in campo, con la felice intuizione dello sdoganamento di quel 5-6% di elettori che nonostante la paura del comunismo per decenni non si erano turati il naso e invece di votare Dc avevano preferito il partito di Almirante. Quel giorno non gli avevo dato una lira. E non sapete lo shock quando nel febbraio del 1994, di ritorno da una vacanza in Giamaica dove per tre settimane non avevo letto i giornali italiani (Internet praticamente non c'era ancora), all'aeroporto di Miami acquistai una copia di Repubblica il cui titolo di apertura era: "Berlusconi in testa ai sondaggi". 
Ecco, ricordando queste due brutte pagine della vita politica italiana, sia pure tipiche della nostra innata vigliaccheria che ci porta sempre a fare il tifo per l'uomo forte, sabato sera non ho potuto fare a meno di mettere in frigo una bottiglia di Ferrari (reduce dai regali dello scorso Natale) e stapparla di fronte alla diretta di Sky che mostrava la gente in festa davanti a Palazzo Grazioli e al Quirinale
Così, in modo sobrio, a casa mia, con la consapevolezza che da oggi le cose non andranno meglio. Basta vedere chi è che fa veramente il tifo per Mario Monti, ovvero il Potere, quello spietato e cattivo, che non fa prigionieri, altro che equità sociale e altre balle con cui riempirsi la bocca e nascondere i canini pronunciati. Domenica a messa con la moglie, l'aria da professore d'altri tempi, l'appoggio del Grande Capitale e del mondo cattolico, che nella formazione del nuovo governo non mancherà certo di omaggiare.
Meno male che l'ho aperta sabato quella bottiglia, perché finiva che andava a male.

venerdì 11 novembre 2011

Comiche finali parte V: il toto-ministri del dopo Silvio è roba da neurodeliri


Chissà se davvero questo è il fine settimana decisivo per l'addio di Silvio a Palazzo Chigi. Approvato il maxiemendamento alla legge di stabilità fra oggi e domani, il Banana dovrebbe gettare la spugna e e nonno Napolitano dovrebbe avviare le mitiche consultazioni, inguardabile rito tanto per rispolverare la catalettica retorica dei Quirinalisti (che non ci risparmieranno il solito servizio sulla sala della Vetrata, luogo dove vengono stipati i giornalisti in attesa del verbo). E' tutto al condizionale, perché intanto nessuno sa davvero quello che passa per la testa di Berlusconi. E poi perché francamente l'arrivo del professor Mario Monti, l'uomo di Goldman Sachs venuto a raccattare i cocci per vendersi i pezzi migliori, non sembra così scontato. Repubblica, che quando appoggia un candidato di solito lo stende (da De Mita a Veltroni, tutti i cavalli su cui è salito Scalfari sono morti prima dell'arrivo), ha detto che il bocconiano vuole decidere lui i nomi dei ministri, il che suona quantomai patetico in un Parlamento quasi completamente dominato dai fedeli del caro leader
In compenso gira una lista di nomi per i futuri incarichi di governo che mette francamente paura: si va dall'ex craxiano Giuliano Amato (ministro del Bilancio negli anni del saccheggio, presidente del Consiglio negli anni della svalutazione della lira e del prelievo forzoso), al filosofo più preso per i fondelli della Storia, il fuori concorso Rocco Buttiglione. Il Cavaliere, il cui via libera è essenziale per la riuscita del nuovo governo, chiede la conferma di Gianni Letta, di Franco Frattini agli Esteri, di Raffaele Fitto al Mezzogiorno, di Francesco Nitto Palma alla Giustizia e di Mariastella Gelmini (che non ci crederete ma secondo fonti giornalistiche sarebbe gradita da Napolitano, roba da matti). Per non parlare della Lega che vorrebbe vedere premier Lamberto Dini, il "rospo" del governo tecnico del 1995. Gli "utili idioti" del Pd contribuiranno con i loro campioni, dal nipote di Letta ad Anna Finocchiaro, fino a Pietro Ichino, l'uomo della riforma del lavoro che anche un repubblicano americano giudicherebbe un po' eccessiva.
Una serie di nomi che dimostrano davvero la scarsa serietà di chi li pronuncia.
La via d'uscita proprio non c'è. Lo champagne lo tiriamo fuori dal frigo, è inutile, anche perché lunedì la grande speculazione ci farà di nuovo un mazzo tanto.
Buon fine settimana.

giovedì 10 novembre 2011

Comiche finali parte IV: a Silvio non è parso vero, con Monti farà a pezzi la sinistra

Ogni giorno una pena e 'sta bottiglia di champagne non vuole saperne di uscire dal frigo. Dopo il bagno di sangue di ieri, con i mercati internazionali che hanno creduto molto poco alle promesse del Banana, il "genio della politica" (come Scalfari ha definito Napolitano fra una partita di briscola e una di bocce al circolo anziani) del Quirinale ha pescato l'asso vincente di Mario Monti, l'uomo della provvidenza, l'europeista che ci farà salvare la faccia con quei cattivoni della culona inchiavabile e del Napoleone dei poveri e che soprattutto è pronto a fare il suo dovere di bravo ragioniere, una bella sforbiciata alle spese (stile 'ndo cojo cojo), senza poi doverne rendere conto ai milioni di persone che scenderanno in strada con le pentole.
A Silvio, che ieri più che lo spread col bund guardava ai grafici del crollo in Borsa del titolo Mediaset, non deve essere sembrato vero e ha dato il suo placet. E oggi, il Giornale di famiglia ci prospetta uno scenario stile horror che farebbe invidia a Stephen King.  
Alla guida della futura armata Brancaleone andrebbe l'ex studente, ex rettore, ex presidente della Bocconi (l'università italiana per ricchi dove hanno studiato alcuni noti geni, come Nicole Minetti e Daniela Santanché), con la famiglia Letta (Gianni ed Enrico) a fargli da vassalli. Il resto è roba per stomaci forti: Franco Frattini manterrebbe l'incarico alla Farnesina (sicuramente grazie ai suoi enormi successi diplomatici alle prese con la Primavera araba) e Francesco Nitto Palma alla Giustizia (pronto a nuovi mirabolanti provvedimenti ad personam). Resterebbe in sella anche  il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, mentre è in forse Maurizio Sacconi al Welfare (troppo di sinistra, che diamine) che alcuni vorrebbero sostituire con Pietro Ichino, il democratico che sfida a destra la destra. E tanto per non far dormire i bambini, spunta pure il nome di Giuliano Amato.
Di Pietro deve aver sentito la puzza di cadavere, invece pare che Bersani ci cadrebbe con tutte le scarpe, perchè come si fa a dire no al nonno ex comunista?
Se questo è lo scenario, per Silvio si apre una possibilità di rivincita. Perché alle prossime elezioni (quando mai si terranno, perchè qui sembrano ormai un'appendice inutile e chi ne parla viene definito addirittura "irresponsabile" da qualche vecchio mandarino) il Pd perderà la metà dei suoi voti.

mercoledì 9 novembre 2011

Comiche finali parte III: altro che resa, il Caimano finirà col mangiare il panettone sulle rovine dell'Italia

L'ottimismo di certe testate sembra davvero fuori luogo. Dopo la convulsa giornata di ieri, Silvio Berlusconi non si è per niente arreso, tentando l'ultima disperata mossa ma partendo da una posizione di vantaggio. Per quanto lo vogliano i cosiddetti "poteri forti", i pavidi esponenti dell'opposizione e l'ultraottuagenario presidente della Repubblica, il governo tecnico "nun se po' fa". A meno di clamorose ulteriori fughe dalle stalle del Pdl e della Lega, si andrà  a votare presto e con questa porcata di legge elettorale. L'ultima mossa del grande attore è stata quella di promettere le dimissioni dopo l'approvazione della legge di stabilità, magica parola d'ordine "contenitore" nel quale inserire di tutto, dalla macelleria sociale alla bastonata sulle pensioni, da una raffica di tasse ai soliti provvedimenti "ad personam", il bavaglio alla stampa o la riforma della successione tanto per sistemare i figli. E stavolta magari con il placet della sinistra, perché se no si fa una brutta figura con l'Europa. 
I tempi? Bene che va un mesetto bello e buono, e magari Silvio a Palazzo Chigi mangerà pure il panettone. L'unico modo per seppellirlo per sempre è accettare la sfida delle urne. Ma Napolitano, Bersani e quelle facce inguardabili di Fini e Casini (ex fascisti, ex democristiani, ex alleati di B.) sono un po' i nostri Don Abbondio. "Uno il coraggio, se non ce l'ha, non se lo può dare". 
Io gradirei tanto che insieme al re del bunga-bunga se ne andassero a casa anche loro. E' gente vecchia, politicamente quando non anche anagraficamente. E il loro attendismo ci costerà il default.

martedì 8 novembre 2011

La diocesi di Potenza e il caso Claps, quando i cattolici fanno orrore

Sì, va bene, io sarò anche prevenuto. Ma di fronte alla Diocesi di Potenza, che cerca di costituirsi parte civile nel processo per l'omicidio di Elisa Claps chiedendo anche dei risarcimenti, l'anticlericalismo militante sembra perfino insufficiente. Il caso è quello della sedicenne rapita e uccisa nel 1993 e per quindici anni tenuta nascosta all'interno della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano. Il cadavere è stato scoperto solo l'anno scorso, ma si sospetta che i sacerdoti della chiesa e i loro superiori sapessero che il corpo della ragazza era stato nascosto lì molto prima che fosse rinvenuto dalla polizia. Il quotidiano La Città di Salerno ha scritto che il cadavere era già stato scoperto nel maggio del 2008 da un sacerdote della chiesa, don Guy Noel Okamba di origine congolese, immediatamente rispedito in patria, si presume dopo aver rivelato la scoperta ai suoi superiori. Non solo, un ex agente del Sisde intervistato dal Tg5 ha riferito dell’esistenza di un dossier del 1997 sull’omicidio di Elisa Claps. L’informativa (non contenente nomi) indicherebbe come colpevole il principale sospettato, Danilo Restivo, e da informatori all’interno della Chiesa riporterebbe che un sacerdote era a conoscenza dei fatti.
Oggi i preti della Diocesi hanno mostrato la loro incommensurabile faccia da carta igienica, cercando di inserirsi nel procedimento come parte civile. Per fortuna il gup Elisabetta Boccassini ha respinto l’istanza, per “mancata diligenza nel controllo e gestione dei locali”, un eufemismo per giudicare l'operato di qualcuno che per 17 anni non si è accorto della presenza di un cadavere all'interno di uno dei monumenti italiani. L'orrore per queste persone, esponenti di un potere marcio e corrotto protetto dai servizi segreti,  rimane tutto.

lunedì 7 novembre 2011

Comiche finali parte II: anche per oggi non si vola. Silvio resiste e sfida i traditori

Dopo un week-end di alluvioni, l'Italia riprende la settimana lavorativa (si fa per dire) con nuovi mirabolanti episodi della saga "La caduta di Silvio". Oggi quello strano signore parecchio sovrappeso che dice di essere un giornalista ha fatto un gran casino in Borsa pubblicando un video (stile delirio alla Vasco Rossi) sul sito web del suo quotidiano, nel quale annunciava che l'impero del Banana era alla frutta e che ormai sarebbe stata solo questione di ore. I mercati hanno reagito stappando lo champagne, ma la pacchia è durata poco, perché Berlusconi, come il ragazzino stizzoso che è sempre stato, si è affidato addirittura a Facebook per annunciare al popolo che le sue dimissioni erano "destituite di ogni fondamento". Non contento ha telefonato al solito Libero (un nome, un ossimoro) per lanciare l'ultimo grido del condannato a morte che non ha perso il suo spirito guerriero: "Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi". Mancava solo un botta e risposta con Fiorello o un bella chat coi fan di "Meno male che Silvio c'è", poi avremmo finito l'album.
Anche per oggi non si vola (e infatti la Borsa è subito crollata di nuovo). E calcolando che il Nostro ha passato il fine settimana al telefono per parlare con i "transfughi" del Pdl (fra promesse di soldi e potere e un altro argomento efficace come quello della paura di perdere il posto) chissà se domani non scopriremo che ha ancora i numeri per restare in sella un altro pochino, tanto per l'ultimo giro di giostra, o per il tempo necessario a organizzare la fuga ai Caraibi.

venerdì 4 novembre 2011

Comiche finali con Silvio e Giulio a Cannes: "In Italia si sta alla grande e i ristoranti sono sempre pieni"

"La vita in Italia è quella di un paese benestante. I consumi non sono calati, per gli aerei si riesce a malapena a trovare un posto e i ristoranti sono sempre pieni". Quindi, cari mercati, piantatela di speculare contro di noi, cattivi che non siete altro. E' l'ultimo delirio pronunciato dal nostro premier, nella conferenza stampa al G20 di Cannes. Come un triste guitto all'ultima rappresentazione, Silvio Berlusconi, si è fatto accompagnare dalla sua spalla preferita, il commercialista diventato economista, Giulio Tremonti, il quale ha avuto la faccia di rispondere a una domanda sulla situazione del nostro paese affermando di "non aver letto i giornali in questi giorni". Lo psiconano non ce l'ha fatta a non ridere e ha chiosato con un paio di cazzate contro l'euro ("una volta con 80 mila lire ci riempivi al carrello al supermercato, oggi con 40 euro non compri granché", signora mia), tanto per non essere da meno. Dicono che i due sono allo scontro finale. Qui di finale pare esserci solo una comica e senza neanche le torte in faccia.
Oggi, 4 novembre, anno del signore 2011, l'Italia ha toccato definitivamente il fondo davanti alla platea internazionale. Però, voi, tranquilli: basta che vi ricordiate di prenotare la prossima volta che andate a cena fuori.

Le avventure di Chiara ad Arcore, i maiali e la bambina

Ieri sera la prima puntata di "Servizio pubblico", il programma di Michele Santoro che ha dimostrato ancora una volta di essere un inguaribile gigione ma anche l'unica persona in Italia in grado di fare un talk-show degno di questo nome, si è chiusa con un'intervista che mi ha fatto veramente accapponare la pelle. Va bene che mi ero letto un po' tutto delle fenomenali serate di Arcore, con le gesta dei due maiali "doc" Silvio Berlusconi ed Emilio Fede, ottuagenari senza ritegno nè dignità. Ma  finora, da Ruby Rubacuori a Nicole Minetti, le protagoniste avevano anche il physique du rôle delle strappone che sono. Vedere in faccia Chiara Danese, la 19enne che ha deciso di vuotare il sacco sulle cene eleganti di re Silvio, mi ha lasciato invece di stucco. Una bambina, neanche particolarmente bella, che non ispirerebbe pensieri perversi neanche al più irriducibile dei porci, rimasta scioccata per quello che ha visto a casa del Presidente del Consiglio dove era stata portata dal direttore del Tg4, che le aveva promesso 5 mila euro a settimana per fare la "meteorina" nel suo telegiornale, da ormai vent'anni paradigma negativo del giornalismo (ma anche dell'avanspettacolo). 
Con la stessa emozione e le stesse espressioni di pudore che hanno tutte le bambine, la poveretta ha raccontato di essersi decisa a parlare e costituirsi parte civile insieme all'amica Ambra perché il suo nome era finito sui giornali insieme a quello delle prostitute professioniste che animavano il bunga-bunga, mentre lei aveva partecipato a una sola serata ed era per giunta scappata via inorridita. E io, che tutto sono fuorché un bigotto, ho provato un sincero orrore al pensiero che una bambina così sia stata attirata in un porcile simile dal capo del mio governo e da un signore che fa il mio stesso mestiere e al quale presto sarò costretto a pagare la pensione.

mercoledì 2 novembre 2011

Mentre le borse crollavano e ci stavano facendo uno spread così, Silvio era insieme a Catwoman

Non so quanto durerà ancora questa tragedia infinita, ma certe volte devo ammettere che senza Silvio non sarà mai più la stessa cosa. Dov'era Berlusconi lunedì sera mentre crollavano tutti i mercati internazionali, al punto da spingere il presidente della Repubblica a un disperato appello al governo? Secondo il settimanale Oggi, a festeggiare Halloween con la “presunta fidanzataKatarina Knezevic (e non solo lei). Lunedì sera ad Arcore c’è stata infatti una festa in maschera per la notte delle streghe e per festeggiare i quattro anni del nipote del rais, il primogenito di Barbara Berlusconi. Katarina ha confidato alle amiche di aver scelto di mascherarsi da Cat Woman. Martedì, di buon mattino, la comitiva si è poi spostata nella villa del cavaliere sul Lago Maggiore, ma richiamato all'ordine dal solito monito di Napolitano, Silvio è tornato nel pomeriggio a Roma per fare un po' di ammuina con un improvvisato consiglio di crisi. 
Immenso.