martedì 18 ottobre 2011

I cattolici a Todi: chissà che direbbe Jacopone di quella sfilata di farisei?

Chissà che ne penserebbe Jacopone da Todi della kermesse organizzata dal mondo cattolico (autoconvocatosi per definizione) per scaricare il governo di Silvio Berlusconi e pavimentare la strada per un governo tecnico che riporti al potere un gruppo di affaristi che per troppi anni invece di giocare titolari sono stati costretti a far buon viso a cattivo gioco e a unirsi al bunga-bunga party
Hanno giustificato tutto in questi anni: i ministri che volevano tirare colpi di cannone sugli immigrati, il presidente che bestemmia, è adultero, va a mignotte, anche minorenni, i politici in odore di mafia, il progressivo impoverimento delle classi già meno agiate, la vergogna della cementificazione delle periferie, l'ostentazione della ricchezza opulenta. E si sono invece accaniti con la cattiveria che gli è consona contro le scelte individuali delle persone, contro la possibilità di decidere come porre fine ai propri giorni, contro le unioni civili, contro i diritti uguali per tutti, contro il secolarismo, che pronunciano come se fosse una parolaccia ed è invece il fondamento di una democrazia che si rispetti.
I bene informati dicono che la musica è cambiata per colpa del crocifisso in mezzo alle tette di Nicole Minetti. Quello non sono riusciti a digerirlo, anche se non c'è stato un bell'editoriale dell'Osservatore Romano a parlare di "profanazione iconoclasta", come nel caso della Madonnina di gesso andata distrutta durante la manifestazione di sabato a Roma. 
Figuriamoci.
Chissà cosa penserebbe il poeta, francescano laico, che tesseva l'elogio della povertà e si beccò una scomunica da parte di Bonifacio VIII, di tutta quella bella gente riunita nella sua città, considerata il posto "più vivibile del mondo", del presidente della Cei, Angelo Bagnasco (l'uomo che ha paragonato le unioni civili alla pedofilia) o del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, il sindacalista che dice sempre sì e che in questi anni ha firmato tutto quello che gli sottoponevano governo e industriali, notoriamente ispirati dall'amore evangelico. 
Gente che ha detto tutto e il contrario di tutto, sullo stile della sibilla cumana, in modo da poter ricevere applausi da destra e sinistra, ma soprattutto perché nessuno si azzardi a toccare il loro ricchissimo portafoglio di contributi pubblici al culto. Ora sono lì, pronti per restare in sella cambiando magari il cavallo in corsa. Il tutto però senza sottoporsi al giudizio dell'elettorato, perchè sanno benissimo che il loro indice di gradimento è parecchio basso.

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