lunedì 26 settembre 2011

Fra Alemanno e la Minetti, scegliamo le tette

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è da tempo l'immagine del fallimento. Salito al Campidoglio fra saluti romani, eia eia alalà e i cori dei tassinari, in tre anni, a parte piazzare in giro un po' di vecchi arnesi dei bei tempi che furono, è stato un patetico disastro. La città è sempre più allo sbando, sempre più pericolosa, sempre più caotica, con il primo cittadino stretto nella morsa di una maggioranza nazionale che lo ha costretto a cacciare via anche l'unica persona decente della giunta (l'assessore alla Cultura, Umberto Croppi) per imporgli un rimpasto da barzelletta (dall'assessore che gira coi sandali, alla ex presidente della Roma). Ultimamente l'ho visto ridicolizzarsi ulteriormente, presentandosi con la fascia tricolore davanti all'anagrafe per protestare contro i tagli agli enti locali varati dal governo (come se al governo non ci fossero gli amici suoi), spiegando che quei cattivacci (ai quali deve tutto, perché senza di loro starebbe ancora dentro a una sezione a Castro Pretorio ad attaccare manifesti) gli hanno tolto i soldi e che ora è tutto a rischio, perfino i trasporti che già fanno schifo.
Ma ieri ha passato il limite oltre al quale la comicità diventa puro genio. Parlando a un inutile convegno di una altrettanto inutile fondazione, il leader della destra sociale (ah, ah) gliele ha cantate grosse a Silvio bunga-bunga: “Dobbiamo dirlo con chiarezza: mai più gente come Nicole Minetti nei consigli regionali".
Ora detto da uno che fra Atac (azienda trasporti) e Ama (azienda per la raccolta dei rifiuti) ha piazzato amici e parenti, alcuni dei quali anche dal passato un po' turbolento, la cosa sinceramente dà un po' fastidio. La Minetti dalla sua c'ha solo le tette, ma insomma, sempre meglio le tette degli ex terroristi
Peace&Love.

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