mercoledì 28 settembre 2011

Adinolfi lascia il Pd. Forse c'è una speranza per la sinistra

Chissà se è stato folgorato sulla via di Damasco dalla chiamata alle armi del presidente della Cei Bagnasco, che rivorrebbe l'unità dei cattolici in politica (come se non avesse combinato abbastanza guai dal dopoguerra a oggi), fatto sta che il blogger Mario Adinolfi, un tipo strano che non si sa bene per quale motivo viene considerato fonte di ispirazione per la sinistra (forse perché è un giocatore professionista di poker, cosa che lo rende senz'altro degno di attenzione), ha deciso di restituire la tessera del Pd al segretario Pierluigi Bersani.
Salito sul carrozzone messo su da Veltroni, il nostro non ne ha ricavato molto. Messo in lista grazie alla legge Porcellum nel 2008 è rimasto vittima della prevedibilissima debacle del partito e non è stato eletto (e mo' si lamenta degli "autoconvocati", pensa te). Nel 2009 ha sostenuto Dario Franceschini e alle primarie ha stravinto Bersani, con una ottima percentuale ottenuta anche dall'indipendente (e fortemente inviso alla componente cattolica per le sue posizioni su temi come il diritto a morire in santa pace) Ignazio Marino. Sul suo blog la lettera al segretario appare insieme a post di alto spessore culturale, come l'ode a Claudio Ranieri "pischello de Testaccio" appena assunto dall'Inter (e te pareva che nun se finiva a parlà de calcio), o quello dove elogia i "ragazzi tanto invasi di gioia, tanto lieti di essere al mondo e di attraversarlo pur nella fatica infinita che tocca alle giovani generazioni" che hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù insieme al papocchio tedesco (gita a Madrid organizzata dalle parrocchie, andata e ritorno tutto compreso, pagava il comune spagnolo, infatti lì si è incazzata un sacco di gente).
Un curriculum giornalistico di tutto rispetto, dalla stampa semiclandestina paracattolica (Europa, la Discussione) alla tv di D'Alema della sua chiacchierata fondazione (Red Tv) naufragata miseramente nel giro di due anni e un grande fiuto per la scelta dei leader, visto che dopo aver seguito Waterloo Veltroni adesso punta tutto su Matteo Renzi (fossi nei panni del rottamatore farei qualche scongiuro).
Nella sua accorata lettera al segretario scrive che "l'Italia è spaccata in due: da una parte lavoratori tutelati, pensionati e pensionandi. Dall'altra gli under 40. Il Pd non vuole che sia toccato nulla ai primi e dunque, a parte le chiacchiere solidali, non vuol restituire niente ai giovani". Togliamo l'ombrello dal culo degli uni per infilarlo in quello degli altri. Un genio.
Detto senza alcun astio, anche perché non sono nè un iscritto nè un sostenitore del Pd, ma uno così mi pare davvero meglio perderlo che trovarlo e fatico davvero a capire perché la sua scelta dovrebbe far tanto discutere o rappresentare un problema per Bersani. E' vero il Pd è fallito perché la stragrande maggioranza dei cattolici vota a destra. Quei quattro gatti di boy-scout, amici del papa, giocatori d'azzardo e bigottoni che si sono uniti al partito e hanno portato pure sfiga se ne facciano una ragione.

2 commenti:

  1. Siamo in tanti a volercene andare dal PD. Che serve rimanere a fare la stampella di Vendola o dei Radical-Chic alla D'Alema ? Meglio costruire la gamba sinistra del centro! Tranquilli che ci portiamo via anche i voti!

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  2. Ripeto, io non sono un simpatizzante del Pd. Ma a me sembra che il problema di voi cattolici sia quello di non saper essere minoranza. Vi portate via i voti? A parte che sono sicuramente molto meno di quelli di Vendola, ma poi a chi li regalate? Fate come il buon Martinazzoli che nel '94 regalò la vittoria a Berlusconi?
    Quanto a D'Alema, non lo trattate male. E' pure diventato gentiluomo del papocchio, su. Che altro deve fare pover'uomo?

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