martedì 28 giugno 2011

Il nuovo arcivescovo di Milano: fra Comunione e Liberazione e bunga-bunga

Casomai mancasse ancora qualche cosa da conquistare, a Milano Comunione e Liberazione è riuscita a mettere le mani anche sull'arcivescovato. Pensionato per motivi di età il buon Dionigi Tettamanzi, che quei simpaticoni della Lega (partito di finta lotta e di finto governo) avevano ribattezzato l'imam solo perché si era detto favorevole alla realizzazione di luoghi di culto come le moschee, papa Josef Ratzinger ha chiamato proprio lui, Angelo Scola, patriarca di Venezia, alla guida della diocesi meneghina. Quando ci sono in vista affari d'oro, gli allievi di don Giussani si fanno in quattro (Comunione&Fatturazione, come da sempre ironizza Dagospia) e gli appalti dell'Expo devono proprio fare gola. Il neo sindaco Pisapia non è certo il Peppone di don Camillo e vedrete che per imprese e affaristi di area cattolica la fetta di torta sarà consistente (al bilancio c'è una vecchia volpe Dc come Tabacci, e tutti i conti tornano). 
Scola, che così si è preso una bella rivincita visto che nel 1970 fu cacciato dalla diocesi ambrosiana per "settarismo" perché obbediva solo a don Luigi Giussani e non riconosceva altre autorità, si autodefinisce un teologo morale. Che diamine voglia dire, non si sa. Il suo senso della morale però è venuto fuori proprio l'anno scorso, al fantastico meeeting di Rimini della congrega tanto cara al pio governatore Roberto Formigoni. Lì tenne una bellissima lectio magistralis che letta per bene fra le righe e con l'aiuto di qualche interprete esperto di traduzioni dal gesuita all'italiano sferrava un attacco contro i "moralisti". Per Scola, "è necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale". 
Ecchevvordì? Ce l'aveva con i cattolici, come Famiglia Cristiana, che avevano criticato pesantemente i comportamenti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, animatore del bordello di Arcore. E tanto per ribadire il concetto, durante lo stesso meeting, il neo arcivescovo di Milano disse pubblicamente di Renato Farina (altro volto ben noto alla platea dei ciellini) che "sono pochi i giornalisti bravi come lui".
Se un utilizzatore finale di prostitute minorenni e un giornalista radiato dall'Ordine per aver collaborato con i servizi segreti fornendo informazioni e pubblicando notizie false in cambio di denaro, sono gli esempi da seguire... direi che il papa non poteva fare una scelta migliore. 
D'altronde si sa,  le indulgenze sono un'invenzione per fare cassa. E si è indulgenti con chi ha potere e soldi. Tutti gli altri brucino all'inferno.

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