giovedì 30 giugno 2011

Vola, vola Papi Silvio: la vergogna di aerei e elicotteri blu

Papi Silvio ha bisogno di due nuovi elicotteri e ha deciso che glieli dobbiamo proprio comprare alla modica cifra di 50 milioni di euro l'uno. Sarà per il moltiplicarsi delle poltrone e poltroncine di governo, ma negli ultimi tempi i ministri volanti (che di solito utilizzano i velivoli blu soprattutto per arrivare in tempo allo stadio per assistere alla partita della loro squadra del cuore o per trasportare prostitute, papponi e giullari nelle residenze estive) ci stanno costando un occhio della testa. Come scrive l'Espresso, si tratta di due sfavillanti Agusta-Westland Aw-139 con interni in pelle e optional hi-tech il cui contratto di acquisto è stato come al solito abilmente nascosto nei bilanci. 
Ma non basta. Continuando nel solco della tradizione avviata da uno dei nostri più rappresentativi politici italiani, Clemente Mastella (che da ministro della Giustizia insieme al vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli trasportò decine di familiari e amici al Gran Premio di Monza con un bel volo di Stato), nel 2010 le trasferte governative hanno bruciato quasi 8.500 ore di volo, segnando un nuovo record dello spreco. I ministri si rifiutano di volare con l'Alitalia (e lo si capisce pure, da quando l'hanno consegnata in mano agli attuali proprietari) e preferiscono i Falcon dell'Aeronautica. C'è di tutto e di più nelle storie che gli avieri raccontano a mezza bocca, ma la più clamorosa è quella di un ministro (chissà chi è) che per due volte ha preteso un jet che lo portasse da Milano Linate a Milano Malpensa. Il Falcon è partito da Roma Ciampino, è atterrato a Linate per caricarlo e ha compiuto un volo di cinque minuti per poi rientrare nella capitale. 
"Lo Stato peggio che da noi c'è solo l'Uganda", diceva in una canzone Giorgio Gaber. Ma erano molti anni fa. L'Uganda è nettamente migliorato.

mercoledì 29 giugno 2011

Noi e la Grecia, una faccia una razza.

In Grecia stanno approvando un piano di tagli da 28,5 miliardi di euro. La gente è furibonda, ci sono scontri in piazza e i sindacati hanno approvato uno sciopero generale al quale hanno aderito TUTTE le categorie. Da noi il governo ha fatto pervenire ai giornali una "bozza" delirante, che non si capisce bene dove taglia e dove stanga, nonostante ci sia bisogno di risparmi per oltre 40 miliardi di euro, mentre nel provvedimento ci infila l'ennesima furbata per salvare Berlusconi dai magistrati. Qui a Roma è festa, la gente sta al mare e magari qualcuno è davvero convinto che i ministri rinunceranno allo stipendio o che presto ci diminuiranno le tasse. Un popolo di utili idioti e servi sciocchi.

martedì 28 giugno 2011

Il nuovo arcivescovo di Milano: fra Comunione e Liberazione e bunga-bunga

Casomai mancasse ancora qualche cosa da conquistare, a Milano Comunione e Liberazione è riuscita a mettere le mani anche sull'arcivescovato. Pensionato per motivi di età il buon Dionigi Tettamanzi, che quei simpaticoni della Lega (partito di finta lotta e di finto governo) avevano ribattezzato l'imam solo perché si era detto favorevole alla realizzazione di luoghi di culto come le moschee, papa Josef Ratzinger ha chiamato proprio lui, Angelo Scola, patriarca di Venezia, alla guida della diocesi meneghina. Quando ci sono in vista affari d'oro, gli allievi di don Giussani si fanno in quattro (Comunione&Fatturazione, come da sempre ironizza Dagospia) e gli appalti dell'Expo devono proprio fare gola. Il neo sindaco Pisapia non è certo il Peppone di don Camillo e vedrete che per imprese e affaristi di area cattolica la fetta di torta sarà consistente (al bilancio c'è una vecchia volpe Dc come Tabacci, e tutti i conti tornano). 
Scola, che così si è preso una bella rivincita visto che nel 1970 fu cacciato dalla diocesi ambrosiana per "settarismo" perché obbediva solo a don Luigi Giussani e non riconosceva altre autorità, si autodefinisce un teologo morale. Che diamine voglia dire, non si sa. Il suo senso della morale però è venuto fuori proprio l'anno scorso, al fantastico meeeting di Rimini della congrega tanto cara al pio governatore Roberto Formigoni. Lì tenne una bellissima lectio magistralis che letta per bene fra le righe e con l'aiuto di qualche interprete esperto di traduzioni dal gesuita all'italiano sferrava un attacco contro i "moralisti". Per Scola, "è necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale". 
Ecchevvordì? Ce l'aveva con i cattolici, come Famiglia Cristiana, che avevano criticato pesantemente i comportamenti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, animatore del bordello di Arcore. E tanto per ribadire il concetto, durante lo stesso meeting, il neo arcivescovo di Milano disse pubblicamente di Renato Farina (altro volto ben noto alla platea dei ciellini) che "sono pochi i giornalisti bravi come lui".
Se un utilizzatore finale di prostitute minorenni e un giornalista radiato dall'Ordine per aver collaborato con i servizi segreti fornendo informazioni e pubblicando notizie false in cambio di denaro, sono gli esempi da seguire... direi che il papa non poteva fare una scelta migliore. 
D'altronde si sa,  le indulgenze sono un'invenzione per fare cassa. E si è indulgenti con chi ha potere e soldi. Tutti gli altri brucino all'inferno.

lunedì 27 giugno 2011

No Tav, botte da orbi con la benedizione del Pd

A che cosa serva l'alta velocità sulla tratta Torino-Lione nessuno è veramente in grado di dirlo. Sul piatto della bilancia ci sono 17 miliardi di euro di facili affari per una piccola cricca di cementificatori italiani e francesi, sull'altro l'ennesima devastazione ambientale. Ma pochi hanno il coraggio di negare che il traffico su quella tratta, sia passeggeri che merci, è in costante diminuzione e che il progetto bene che vada sarà pronto fra vent'anni. L'unico obiettivo di questa porcata mascherata da opera di progresso è quello di accaparrarsi un po' di fondi europei e per farlo è necessario aprire i cantieri entro la fine di questo mese. E' per questo che stanotte, con un'operazione di polizia più massiccia di quella del G8 di Genova del 2001, le ineffabili forze dell'ordine italiane hanno attaccato a colpi di lacrimogeni, manganelli e ruspe i presidi permanenti dei comitati di cittadini che si oppongono alla Tav. Tutti movimenti spontanei, con amministratori locali, uomini, donne, bambini, anziani, che giustamente si oppongono al saccheggio del loro territorio. 
Ma la Tav non si può fermare. Tutti i partiti si mangeranno la loro bella fetta e proprio non hanno voglia di rinunciare. Passi per il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, già vincitore del "Premio Attila", che ha detto che lo "Stato non può arrendersi di fronte a dei protestatari" (sic!), o il governatore della regione Piemonte, Roberto Cota, che parla di "azione di violenti facinorosi". Ma si sa, qui il business è soprattutto roba del Partito Democratico. Favorevole alla Tav era infatti l'ex governatrice Mercedes Bresso (per questo motivo drammaticamente trombata alla ultime regionali) e i due sindaci di Torino grandi amici della Fiat che si sono scambiati il testimone, Sergio Chiamparino e Piero Fassino. E così, di fronte alle botte da orbi subite da parte dei simpatici sbirri da gente comune e disarmata, si assiste, con un po' di sgomento, alla dichiarazione del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, secondo il quale, ovviamente, "i cantieri non vanno fermati", anche perché (orrore, orrore) "nel movimento No Tav ci sono anche frange violente. Negarlo significa assolverli e non siamo d'accordo".
A me pare che le frange violente, ogni volta che c'è una manifestazione di dissenso, si annidino soprattutto nelle file di polizia e carabinieri. Negarlo significa assolverli e infatti è proprio così.

venerdì 17 giugno 2011

Napolitano in giro a festeggiare l'Unità d'Italia. Tutto intorno mondezza, macerie e malaffare

Ci avevano provato i siti web dei grandi giornali, come Repubblica, Stampa e Corriere. Hanno concesso per diverse ore l'apertura al presidente Giorgio Napolitano, ancora in tour a festeggiare il 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, che oggi, tanto per cambiare, ha fatto il solito discorsetto buonista invitando in buona sostanza i partiti a lavorare uniti per il bene comune. Raccomandazioni tipiche di un maestro elementare alle prese con bambini non ancora smaliziati dall'adolescenza.
Poi uno si guarda intorno e pensa: con chi mi dovrei unire? Con la cricca di Luigi Bisignani e Gianni Letta, che tanto per cambiare ancora ieri era a colloquio riservato con il capo dello Stato? Con la Lega Nord che scarica sui poveri disgraziati le proprie frustrazioni elettorali? Con Berlusconi, che mentre gli italiani votavano il referendum ci dava sotto con il bunga-bunga in Sardegna? O magari con il Pd, che pare sempre infastidito dalla possibilità di vincere le elezioni e vaneggia di strane alleanze a destra, sinistra, centro?
Niente da fare. Non si può stare insieme a questi e poi far finta di avere le Mani Pulite.
Io me lo ricordo bene il 1992, lo tsunami di allora non è bastato. Ci vuole qualcosa che li porti tutti via questi politici che hanno sempre le stesse facce, frequentano le stesse lobby, gli stessi salotti bene e gli stessi giornalisti compiacenti. Napolitano compreso.

giovedì 16 giugno 2011

Immigrati nei lager fino a 18 mesi. Berlusconi paga pegno con la Lega.

Il rovescio elettorale di amministrative e referendum finiranno con il pagarlo gli immigrati clandestini. Il nostro presidente del Consiglio che ormai puzza un po' di decomposizione oggi ha tentato il tutto per tutto per evitare che la Lega lo metta definitivamente nella bara e ha approvato un decreto che prolunga da sei a 18 mesi il tempo in cui gli odiati negher potranno rimanere rinchiusi in quei lager che abbiamo il coraggio di chiamare centri di accoglienza. 
Un anno e mezzo di carcere senza processo e senza reato, visto che quello di clandestinità introdotto nel nostro codice grazie anche a quelle belle anime candide dei finiani, è stato bocciato come inumano dalle istituzioni di tutto il mondo. Erano contenti e felici il re del bunga-bunga e il ministro Maroni nel presentare questo schifo.
Un giorno l'Onu approverà un bell'embargo anche contro questo paese di zozzoni miserabili chiamato Italia?

Inchiesta P4, tana per Gianni Letta. Ritratto di un uomo molto poco cristallino.

"Un uomo cristallino", lo definisce il sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Un esempio di civil servant", sono le consuete lucide parole di Daniele Capezzone. "Un onesto servitore dello Stato", dice la ministra dei calendari per camionisti, Mara Carfagna. Ma non ci sono solo i berluscones a parlarne bene, visto che il genero di Caltagirone Pierferdinando Casini metterebbe le "mani sul fuoco" sulla sua correttezza, mentre l'ex portaborse di Biagio Agnes, oggi senatore del Pd, Marco Follini, parla di "onesto servitore dello Stato".
Sembra un po' come se l'inchiesta sulla P4 avesse toccato la Madonna di Pompei, una bestemmia in Chiesa, un oltraggio a uno dei padri della patria. Invece Gianni Letta da Avezzano tutta 'sta storia cristallina alle spalle non ce l'ha manco per niente. 
Dopo una breve parentesi da avvocato, il nostro si è dato al giornalismo come oscuro corrispondente dall'Aquila dell'Ansa e poi del Tempo, dove il fondatore Renato Angiolillo (uomo dalle spiccate simpatie neofasciste al punto che Almirante teneva i suoi comizi dal balcone della sede del giornale a piazza Colonna) lo chiamò prima per fare l'amministratore delegato e poi anche il direttore. Nel 1987 è rimasto incantato dalla sirena (e dai soldi) di Berlusconi, entrando a far parte della Fininvest. E lì sono iniziati i guai. 
Nel 1993 sarebbe finito anche in galera se non lo avesse salvato la moglie di Bruno Vespa, la gip Augusta Iannini, che si astenne sulla richiesta di arresto per lui e Adriano Galliani, coinvolti nello scandalo delle mazzette Fininvest, perché erano "amici di famiglia”, e invece le manette scattarono, anche se per poche ore, solo per Carlo de Benedetti
Grande consigliere politico di Berlusconi (fu quello che incastrò D'Alema con la storia della Bicamerale, anche se per incastrare D'Alema non è che ci voglia un gran cervello, basta solo lusingarlo e quello ci casca), grande amico di preti e ciarpame cattolico vario (infatti è coinvolto anche in recenti inchieste su appalti legati a Comunione e Liberazione, ribattezzata da allora in poi Comunione&Fatturazione), grande amico degli americani (appoggiò senza indugi la versione Usa sull'omicidio di Nicola Calipari), grande amico degli squali della Borsa (nel 2007 è entrato nell'advisory board della Goldman Sachs, che nel 2010 è stata incriminata per frode dalla commissione di controllo sui mercati azionari Usa) e grande amico di massoni e piduisti, come l'ex giornalista, ex scrittore e attuale faccendiere Luigi Bisignani, da ieri agli arresti domiciliari. Bisignani ha rivelato di essere lui quello che informava Letta delle indagini che riguardavano gli amici degli amici.
Quest'uomo tutto di un pezzo, questo esemplare di servitore dello Stato, non è altro che il solito traffichino all'italiana: un po' prete, un po' Andreotti, un po' fascista e soprattutto parecchio massone. La sveglia è pronta pure per lui?

"Fancazzisti di Internet, pagherete caro pagherete tutto". L'ultima guerra dell'Italia peggiore

Il re della comunicazione aveva sottovalutato il media numero uno. Non lo aveva messo sull'avviso neanche il fattto che Google, Facebook e Twitter avevano provveduto a cancellare alcuni suoi amici in giro per il mondo, come il tunisino Ben Ali (benemerito protettore della latitanza dorata di Bettino Craxi) e l'egiziano Mubarak, che il nostro governo considerava un moderato baluardo contro l'integralismo islamico solo perché faceva affari con Israele. Per non parlare dell'inventore del bunga-bunga, Muammar Gheddafi il beduino, che prima o poi a colpi di bombe anche made in Italy dovrà passare la mano e rischia di finire appeso per i piedi come il tanto odiato ex dittatore italiano colonizzatore della Libia. 
Per uno abituato a maneggiare televisioni e giornali, Internet non sembrava rappresentare un vero pericolo. E invece...
E invece è successo che le elezioni amministrative sono andate malissimo anche per colpa del movimento di opinione formatosi sulla Rete e se i referendum hanno raggiunto il quorum lo si deve anche al tam-tam virtuale che per mesi ha riempito i social network. Come se non bastasse, questi diavoli di Internet diffondo in tempo reale le tante stupidaggini pronunciate dai tanti stupidi che formano la maggioranza di governo, ultimo per ordine di tempo il ministro Renato Brunetta, che ha insultato dal vivo i precari definendoli ''l'Italia peggiore" per poi ritrovarsi preso a pesci in faccia, sempre virtualmente, da decine di migliaia di persone, senza che un Minzolini o un Fede potessero intervenire per nascondere tutto sotto il tappeto. 
I berluscones hanno reagito con lo stile che li contraddistingue da sempre. Il nano del circo ha diffuso un video definendo il web "squadrista", mentre un altro campione dei servi liberi (?), Giorgio Stracquadanio, ha dettato la linea: "Ci sono migliaia e migliaia di persone, prevalentemente nel pubblico, che trascorrono la mattina a postare i video di Repubblica.it, che oramai oggi detta l'agenda anche agli altri media. Bene, io penso che vadano presi provvedimenti di diversa natura: multe, sospensioni", ha detto testualmente, e siccome era intervistato alla radio non si è potuta ammirare la bava alla bocca.
Fancazzisti del web, pagherete caro, pagherete tutto.

martedì 14 giugno 2011

In manette il presidente dei bottegai della Capitale: commercianti e ladri a Roma avevano lo stesso dio

Gli antichi romani la sapevano lunga. Per loro Mercurio era il dio dei  ladri, ma anche dei commercianti. Vai a dargli torto. A Roma, città della bottega per eccellenza, il presidente della Confcommercio locale, Cesare Pambianchi, è finito in manette per un giro di evasione fiscale e fra i reati contestati ci sono anche associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Grande amico di Gianni Alemanno e della sua corrente di ex manganellatori che si sono messi il doppiopetto, era stato candidato dal sindaco alla presidenza della Camera di Commercio romana, ma non ce l'aveva fatta. A settembre dell'anno scorso, infatti, si era cacciato nei guai insieme a una bella congrega di affaristi, fra cui Gianmauro Borsano (ex presidente del Torino e deputato del Psi di Craxi). Lungi dal dimettersi (o dall'essere cacciato) dalla carica di leader dei commercianti romani, ora sperimenta la galera. 
Per Alemanno un altro grande successo. Dopo tassinari truffaldini, preti stupratori, generali dei carabinieri indagati arrivano anche i commercianti evasori e banditi. Sembra un copione scritto da qualche terribile comunista.

lunedì 13 giugno 2011

Referendum e facili entusiasmi. Mi sento un po' come Oscar Wilde.

I referendum hanno largamente superato il quorum assestando una mazzata senza precedenti al berlusconismo, dopo 17 anni di incontrastato potere. Gioiscono quelli del Pd (che fino all'altro ieri non solo non appoggiavano i referendum ma mandavano in giro un po' di lobbisti prezzolati a parlare bene del nucleare e dell'acqua privata, qualcuno come il grullo sindaco di Firenze non ha neanche smesso), gioiscono Di Pietro e Grillo, gioisce il mondo cattolico che ha schierato in campo persino il papa (sì, sono gli stessi che fino a qualche giorno fa hanno sostenuto Berlusconi e la sua cricca senza se e senza ma), gioisce l'estrema destra di Casa Pound, applaudono felici i commentatori politici e i giornalisti. Un plebiscito.
Sono andato a votare per la prima volta negli ultimi quattro anni. Ho votato quattro sì convinti (io sono un vero statalista e non privatizzerei manco una ricevitoria del Lotto ed è la seconda volta nella vita che mi trovo a votare contro il nucleare), ma nonostante tutto questi facili entusiasmi non mi convincono molto. Sono caduto nella trappola nel '94 (quando cadde Berlusconi per la prima volta e invece delle elezioni ci toccarono due anni di governo di Lamberto Dini), nel '96 (quando vinse Prodi e invece ci siamo beccati due tristi figuri come D'Alema e Amato che hanno riconsegnato il paese a Silvio) e nel 2006 (quando sembrava fatta e invece la vittoria fu risicatissima e comprendeva anche Mastella). 
Siccome le facce sono sempre le stesse, ho come la sensazione che anche le strategie saranno identiche. E mentre provo a immaginare quali saranno le geniali mosse dei grandi statisti del Pd per cercare di tenere a galla il Nano di Arcore, mi sovviene una celebre frase di Oscar Wilde: "Tutte le volte che altri sono d'accordo con me ho sempre la sensazione di avere torto".

Pisapippa e Tabacci, arrivano i nostri. La nuova giunta di Milano esordisce in puro stile scudocrociato.

Mandata a casa la mamma di Batman, incassati i cori di gioia di chi era convinto di aver liberato Milano, con tanto di insulti a Beppe Grillo che ironizzava sulla figura non propriamente rivoluzionaria del neo sindaco, adesso arriva la solita secchiata d'acqua gelida. Che ti combina l'amico Pisapia? All'assessorato al bilancio del Comune ci piazza un democristiano doc, Bruno Tabacci, il quale, con lo stile che contraddistingue questi campioni del magna magna ha già fatto sapere che non intende rinunciare al doppio incarico e al lauto stipendio parlamentare che attualmente riceve. "Un Mastella qualsiasi", è il commento da urlo del solito Grillo, che stavolta, evidentemente aveva ragione da vendere.
Ma chi è questo signore del quale proprio non si poteva fare a meno all'ombra della Madonnina? Nato e cresciuto nella Dc, è passato da incarichi a livello locale alla Camera dei Deputati dove è approdato proprio nell'ultima legislatura della Prima Repubblica, durante la quale il suo partito è stato sostanzialmente sciolto dalla magistratura. Ricompare nel 2001, quando viene rieletto per la Casa delle Libertà e si guadagna la presidenza di una Commissione della Camera. Nel 2006 è di nuovo in lista per conto di Silvio Berlusconi e viene rieletto con la legge porcata perché inserito bene in lista. Poi ha la folgorazione sulla via di Damasco, lascia il suo leader (!) Pierferdinando Casini per unirsi a un paio di peones come Mario Baccini e Savino Pezzotta e fonda la Rosa Bianca. Riesce a essere rieletto a Montecitorio e si rimette con Casini nell'Udc, il partito di Totò Cuffaro, tanto per fare un esempio. Poi se ne va di nuovo, stavolta con l'inutile Alleanza per l'Italia dell'inutile Rutelli. Da buon democristiano, nel corso della sua carriera, ha avuto molti incarichi pubblici (leggi stipendi facili per poco lavoro): è stato nel consiglio di amministrazione di Eni e Snam, presidente dell'autostrada Parma-La Spezia (l'avete mai fatta? E' peggio della Salerno-Reggio Calabria) e presidente di varie commissioni di controllo. 
Diciamoci la verità. Il suo unico merito, visto il curriculum, è che ha la fedina penale pulita. Certo un po' poco per chi sognava la rivoluzione.

venerdì 10 giugno 2011

Stato di polizia. Assassini in divisa a piede libero e pacifici manifestanti portati in questura

Ieri tutti a lamentarsi del Brasile, con una serie preoccupante di idiozie frutto di tanta ignoranza e un bel po' di malafede sul caso del terrorista Cesare Battisti (la migliore l'ha detta Calderoli che ha invitato al boicottaggio dei Mondiali 2014 e vista la figura di merda fatta in Sudafrica magari è anche meglio). 
Oggi, fresche fresche, un paio di dimostrazioni di come sia proprio vero che il nostro ridicolo paese è uno Stato di polizia. Esporre uno striscione per contestare il cda della Rai ti può costare una deportazione in Questura e un fermo di un paio d'ore, così tanto per gradire. Ammazzare in divisa un ragazzo inerme, invece, non costa neanche il licenziamento dalla Polizia di Stato e grazie alla meraviglia dell'indulto, può trasformare l'omicidio in una condanna a soli sei mesi, come per il furto di un paio di mele al mercato. 
Perché Napolitano, Berlusconi e i loro simili (tutti quelli che insomma hanno un senso morale di poco superiore a quello dei serial-killer) non ci rilasciano qualche bella dichiarazione sdegnata e indignata?

giovedì 9 giugno 2011

Battisti, tutti contro il Brasile. Vigliaccheria e mancanza di rispetto da parte di chi ha perso ogni credibilità

Tutti offesi dal Brasile che ha definitivamente negato l'estradizione di Cesare Battisti, una delle tante teste calde degli anni settanta, che rifugiatosi a Parigi si era rifatto una vita come autore di libri gialli. Tutti a dire peste e corna del presidente Lula e della massima autorità giudiziaria di un paese che non è nuovo a questo tipo di decisioni, assunte peraltro senza badare a precise simpatie politiche. 
A parte la comprensibile reazione dei familiari delle vittime dei Pac (Proletari armati contro il comunismo), il gruppo a cui apparteneva Battisti, e quelle strumentali di qualche post- fascista come 'a ministra daa' Garbatella (che non ci risulta sia mai rimasta indignata per tutti gli ex camerati riparati al sicuro in giro per il mondo), stupisce un po' la dichiarazione del presidente Giorgio Napolitano, che in una nota del Quirinale scrive che la decisione della Suprema Corte "assume un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti in materia tra l'Italia e il Brasile sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia - in difesa delle libertà e istituzioni democratiche - nella rigorosa osservanza delle regole dello stato di diritto". 
Ecco, il punto è proprio questo. Battisti si è sempre dichiarato innocente degli omicidi per i quali è stato condannato all'ergastolo. Magari non è vero, ma è sicuro che le leggi speciali approvate in Italia per la lotta al terrorismo negli anni settanta-ottanta hanno provocato spesso indignazione nei paesi più liberali del nostro, come la Francia, che ci hanno visto proprio la mancata osservanza delle regole di cui parla il Quirinale. Si può essere d'accordo o no, ma il fermo di polizia, la possibilità di sparare in piazza, le condanne valide anche se effettuate in contumacia, non sono cose che i paesi normali "digeriscono". E' da qui che nasce la cosiddetta "dottrina Mitterrand", quella in base alla quale gli estremisti italiani che si erano macchiati non propriamente di delitti di sangue prima del 1981 potevano richiedere asilo politico in Francia. 
La destra francese ha cancellato questa possibilità e Battisti è scappato in Brasile (dove peraltro si è fatto 4 anni di carcere prima di essere rimesso in libertà), un paese che da sempre ha accolto tutti e non solo i pericolosi "rossi". Come l'ex dittatore paraguaiano Alfredo Stroessner, che ha passato lì gli ultimi diciassette anni della sua vita dopo il rovesciamento del regime nell'89, o il portoghese Marcelo Caetano, successore del dittatore Antonio Salazar, fuggito in Brasile dopo la ''rivoluzione dei garofani'' del 1974, oppure l'ex primo ministro francese Georges Bidault, ed attivista dell'Algeria francese, che trovo' rifugio in territorio brasiliano dal 1963 al 1967. Oggi, in Brasile, circa 4.000 persone ricevono asilo dal Comitato Nazionale per i Rifugiati e dal Ministro della Giustizia. 
Insomma, la Costituzione brasiliana impedisce l'estradizione dello straniero per reati politici o di opinione, senza distinzioni ideologiche. Battisti è stato condannato in sua assenza e la legge italiana non prevede la ripetizione del processo una volta catturato davvero. Questo è contrario alla legge costituzionale dello stato brasiliano e fine della storia. Prendersela con il Brasile e leccare il culo agli Stati Uniti, che non estradano mai nessuno, nè gli agenti della Cia che torturano e rapiscono la gente sul nostro territorio, nè il pilota pazzo che tirò giù la funivia del Cermis (tanto per fare due esempi), è da vigliacchi.
Tutto il resto sono balle, ripetute da una sequela di personaggi (di destra e di sinistra) che hanno contribuito a rendere questo paese ridicolo e inaffidabile.

mercoledì 8 giugno 2011

Giornalismo lecca-lecca: il Corriere e Piersilvio

Piersilvio Berlusconi ha avuto un incidente con la sua piccola utilitaria, una Porsche 911. Ha urtato contro un oggetto (!) che gli ha bucato una gomma e lo ha fatto uscire di strada. Il Corriere della Sera online ci racconta che il rampollo di casa Arcore è stato sottoposto al test dell'alcol, risultato negativo. E poi conclude con una leggandaria leccata di culo a quello che in fondo, tramite Mediolanum, è uno dei suoi azionisti: «Una persona squisita e molto educata», così gli operatori intervenuti sul posto hanno definito il vicepresidente di Mediaset.
Meraviglioso. Si sente il fastidio dei peli sulla lingua.

Cacciati i big scomodi, quanto ci costerà la Rai? Arriva la megastangata sul canone, che sarà impossibile evadere

La nuova direttrice generale della Rai, Lorenza Lei, è una killer professionista. Nominata al posto di Mauro Masi grazie anche al gradimento dei soliti servi sciocchi del centrosinistra, sta lentamente portando a termine il compito che il suo predecessore non era riuscito a svolgere. Fuori dalla palle tutti quelli (e sono tanti) che non piacciono al re del bunga-bunga. Dopo Michele Santoro, liquidato con un sacco di soldi, rischiano di traghettare altrove anche Giovanni Floris, Milena Gabanelli, Fabio Fazio e magari pure Serena Dandini, che nonostante faccia un programma di nicchia la sera tardi, viene inglobata nel novero dei pericolosi sovversivi. Pazienza, direte voi, li vedremo tutti su La7. E invece c'è da preoccuparsi, non per la difesa della libertà di queste persone, che sono pagate anche molto bene per il lavoro che fanno, ma per quanto ci costerà questa "normalizzazione" dell'azienda concorrente di Mediaset
Rinunciare agli introiti pubblicitari di trasmissioni come Che tempo fa, Annozero e Ballarò vuol dire sottrarre linfa vitale dalle casse della Rai, saccheggiate da decenni e dai flop clamorosi dei tentativi berlusconiani di creare l'anti-conduttore di sinistra (da Socci a Sgarbi, passando per Ferrara, è stato un susseguirsi di dati d'ascolto fallimentari a dir poco) e alle recenti catastrofi dei reality-show di una delle fan numero uno di Berlusconi e Lele Mora, Simona Ventura. Ma la nuova direttrice di viale Mazzini ha già incassato la garanzia che il governo aumenterà il canone, e stavolta sarà una botta da paura.
Chissenefrega, direte voi che il canone (giustamente) evitate di pagarlo. E invece no, perché stavolta hanno pensato all'arma finale del dr. Goeebels: legare il canone direttamente a ogni bolletta della corrente elettrica. In questo modo evaderlo sarà impossibile. 
La Rai ci costerà carissima e farà solo programmi di merda. Un altro miracolo italiano.

martedì 7 giugno 2011

A tre anni dai saluti romani in Campidoglio, i tassisti si ribellano al Duce.

Il 28 aprile di tre anni fa erano in Campidoglio a stappare bottiglie di champagne e a festeggiare insieme a un po' di diversamente abili inneggianti al Duce, con tanto di saluto romano. Al ballottaggio il barese trapiantato Gianni Alemanno aveva sconfitto un bollitissimo Rutelli e i tassinari de Roma vedevano in lui 'a liberazzione dagli odiati comunisti che per anni avevano tentato, senza mai riuscirci, di aumentare le licenze comunali. 
Il generone borgataro arricchito del quale fanno parte li spinge a essere una delle categorie più fastidiose che esistano. Non ce ne è uno che non ti attacchi una pippa su quanto siano poveri e sfortunati e tutti provano sempre a fotterti, dal percorso allungato inutilmente al tassametro che parte da una cifra a caso, dal mancato resto agli esorbitanti supplementi notturni. Le loro associazioni sindacali diffondo cifre false sul fatto che le tariffe sono le più basse d'Europa (per esperienza personale i taxi costano di più solamente a Londra e non c'è paragone sulla qualità del servizio). Sono, insomma, i perfetti prototipi di votante del centrodestra, cosa che puntualmente fanno. 
Ma Alemanno li ha delusi. Pensate un po'... anche lui si è accorto che a Roma mancano i taxi e vuole aumentare licenze e tasse (oltre alle tariffe già superiori a quelle di un servizio di limousine a Miami). Apriti cielo, tutti in strada a protestare e oggi in giro per Roma, soprattutto in stazione e all'aeroporto, turisti e cittadini comuni sono rimasti a piedi. "Lo abbiamo votato in massa abbiamo aspettato tre anni prima di scendere in piazza, gli abbiamo dato fiducia. E ora ci troviamo con un nulla di fatto: la lotta all'abusivismo è nulla, i noleggiatori continuano a venire da fuori Roma e sulle nostre corsie preferenziali circolano pullman turistici e moto, che tra l'altro sono pericolosissime", ha detto uno degli ingrati, dimenticando che Alemanno, per esempio, ha concesso ai taxi di violare le intoccabili corsie preferenziali dei tram, sulle quali ormai passano un po' tutti, cani e porci e che su quelli che hanno la licenza fuori Roma può fare davvero poco (che pretendono 'sti matti? La dogana?). 
Contestatissimo anche il loro ex leader Loreno Bittarelli, capo di una sigla sindacale che non ha aderito allo sciopero, forse perché il Pdl lo aveva pure candidato alle politiche, anche se non abbastanza in alto in lista per consentirgli di essere eletto. 
Tu guarda un po' questi, ahò.

lunedì 6 giugno 2011

Carabinieri in trasferta: lo strano caso del "turista" nel Panshir, morto "da eroe" per aver difeso una donna

Lo hanno dipinto come un esperto di traffico di droga, come un eroe che ha sacrificato la propria vita per difendere una povera donna insidiata dai perfidi talebani e ci hanno fatto sapere che negli ambienti investigativi lo soprannominavano Rambo. Cristiano Congiu ha fatto di sicuro una pessima fine, impallinato da quelli che sono stati descritti come criminali comuni, in una delle zone più sperdute dell'Afghanistan. Secondo la versione ufficiale lui e la donna, una americana di 50 anni, erano in giro a fare i turisti, per visitare le miniere di smeraldi del Panshir. E subito a uno viene da pensare cosa realmente abbia spinto i due a cinque ore di macchina da Kabul in un paese devastato da decenni di guerra. 
Poi salta fuori un'altra versione
La racconta PeaceReporter, il quotidiano online di Emergency, secondo il quale il carabiniere italiano, arrabbiato perché un ragazzo che conduceva un asino carico di roba aveva urtato l'americana, ha estratto la pistola colpendo il giovane. "Quando ho visto l' arma pensavo stesse scherzando... Invece mi ha sparato. Il mio compagno è scappato ed è andato al bazar ad avvisare gli abitanti dell'accaduto. Dopo un po' di tempo sono tornate altre persone che prima hanno picchiato con bastoni e pietre l'italiano, poi gli hanno sparato e se ne sono andati", ha raccontato ancora il giovane, curato presso l'ospedale di Emergency e ora fuori pericolo.
Che ci faceva Rambo laggiù? Perché ha sparato per primo? Dal Ministero della Difesa, come al solito, nessuna risposta.

Il papa in Croazia: l'assassino torna sul luogo del delitto

Degli orrori della ex Jugoslavia non si parla mai abbastanza. Dopo l'arresto del boia di Srebrenica, Ratko Mladic, considerato un patriota dai bravi cristiani visto che ha massacrato solo uomini e bambini di fede islamica (chissà come si saranno eccitati in Vaticano per questa nuova crociata), arriva il viaggio del papa ex membro della Gioventù Hitleriana in Croazia, lo stato che fu riconosciuto unilateralmente per primo proprio dalla Santa Sede, una mossa che ha contribuito al successivo bagno di sangue che per oltre tre anni ha sconvolto tutta la regione. 
Mladic, ricercato numero uno del Tribunale Penale Internazionale, si nascondeva in un convento di suore in Serbia. In Croazia, invece, i criminali di guerra si fanno addirittura santi. E' il caso di Aloisio Stepinac, ex capo della Chiesa cattolica croata e grande sostenitore del regime filonazista di Ante Pavelic, capo del partito degli Ustascia e primo grande sostenitore delle pulizia etnica nei Balcani. A quel tempo la Croazia era uno Stato-fantoccio riconosciuto solamente da Italia, Germania e Giappone, ovvero dal terzetto di infami che scatenò la Seconda Guerra Mondiale. Pavelic, fanatico cattolico, anticomunista, antiortodosso e antisemita aveva come riferimento ideologico proprio l’arcivescovo Stepinac. Il programma ideologico del governo clerico-fascista di Pavelic era semplice semplice: lo Stato croato doveva essere etnicamente puro, composto solo da devoti cattolici e quindi furono massacrati serbo-ortodossi, ebrei , rom, musulmani. Arrestato dal regime del maresciallo Tito, questo macellaio con la tonaca si è trasformato in un martire anticomunista e il papa polacco lo ha dichiarato beato nel 1998.
Oggi la Croazia, come la Serbia, deve cercare di convincere l'Unione Europea ad accoglierla fra le sue convenienti braccia. Ed ecco il viaggio di papa Ratzinger, che si reca a Zagabria a fare da testimonial, tipo spot pubblicitario. Il papa ha invitato la Ue “a conservare e a ravvivare l’inestimabile patrimonio comune di valori umani e cristiani”, accogliendo nel suo seno la Croazia ed ha “invocato su questa terra e su quanti vi abitano l’intercessione e l’aiuto del Beato Aloisio Stepinac, pastore amato e venerato dal vostro popolo”. Poi aggiunge una bugia grande come una casa, smentita da qualsiasi ricostruzione storica. Ovvero che Stepinac avversò sia il nazismo che il comunismo. E' falso. La gerarchia cattolica, della quale Stepinac erail numero uno, ne fece di tutti i colori. A parte le centinaia di documenti, non mancano neppure testimonianze fotografiche: prelati che fanno il saluto romano, frati in uniforme, suore in parata militare, conversioni forzate di massa al cattolicesimo. Un esempio su tutti: il responsabile del lager di Jasenovac (dove fu annientata la gran parte dei serbi) era il frate francescano Miroslav Filipović-Majstorović detto “Fra’ Satana”.
Meraviglioso. La pulizia etnica è dunque un valore cristiano? Il nazismo stile Ustascia fa parte del patrimonio comune di valori dei cattolici?
Ah, naturalmente il vecchio tedesco non ha perso l'occasione per uno dei suoi stanchi numeri contro il "secolarismo", evidenziando la consueta sessuofobia. “Non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio”, sono state le parole del pontefice che veste Prada.
Insomma per conquistarvi il Paradiso dovete continuare a farvi seghe fino al matrimonio (in Chiesa, mi raccomando, non le seghe... il matrimonio), però potete sempre ammazzare qualche infedele. Nel nome delle radici dell'Europa.