martedì 10 maggio 2011

L'apologia di reato degli industriali italiani. Grandi applausi al boia della Thyssenkrupp.

Nel festival delle corporazioni italiane, l'eredità più pesante mollataci dal fascismo (tanto per dire che Mussolini oltre a essere un dittatore guerrafondaio e criminale era anche uno che aveva una visione del mondo tutt'altro che moderna), la categoria degli industriali si distingue per opportunismo, incapacità di gestione, totale assenza di meritocrazia e un cinismo degno di un film di Quentin Tarantino. Basta dare un'occhiata al capitalismo nostrano per rendere l'idea. Aziende sempre più piccole, rampolli di famiglia che devastano patrimoni secolari (perché siccome deve restare tutto in famiglia magari a gestire la fabbrica ci va il primo cocainomane sballato di turno), malfattori che truffano centinaia di migliaia di piccoli azionisti, e un tessuto di piccolissimi imprenditori che vivono di evasione fiscale e di mancato rispetto delle regole. 
Nel paese di Pulcinella, succede anche che l'amministratore delegato della Thyssenkrupp, Harald Espenhahn, condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario in primo grado (e ancora a piede libero) per il rogo del 2007 che causò la morte di sette operai, si presenti alle Assise di Confindustria a Bergamo e venga sommerso di applausi dalla platea di "commenda con la fabbrichetta". Non solo, la presidentessa degli industriali, Emma Marcegaglia, il cui unico merito è proprio la famiglia di provenienza, si lancia in osservazioni da brivido, sottolineando che la sentenza contro il boia della fabbrica tedesca "è un unicum in Europa. Una cosa di questo tipo se dovesse prevalere allontanerebbe investimenti esteri mettendo a repentaglio la sopravvivenza del sistema produttivo". 
La brava Emma, laureata alla Bocconi (come Nicole Minetti, del resto), ma soprattutto figlia di Steno fondatore dell'omonimo gruppo dell'acciaio e sorella di Antonio, amministratore delegato dello stesso gruppo che nel 2008 ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per aver corrotto dei funzionari di EniPower, ha una bella faccia tosta. L'unicum in Europa di cui parla lei, ahimè, sono le blande leggi sulla sicurezza nei posti di lavoro e il fatto che una platea convocata da un'associazione considerata una delle parti sociali del nostro sgangherato paese possa applaudire quello che la giustizia italiana giudica un assassino. E' vero, gli industriali del nord Europa investono da noi come farebbero in un paese del Terzo Mondo, con salari bassi e garanzie sindacali debolissime. Il signor Espenhahn a casa sua sarebbe probabilmente in galera, o quantomeno non si farebbe vedere in giro. Da noi fa la parte dell'eroe.
Sono soddisfazioni.

5 commenti:

  1. Niente di strano, in un paese dove gli imputati giudicano i giudici, i giornalisti compiacciono i potenti e i controllori sono nominati dai controllati. Si chiama ribaltamento della realtà.

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  2. Più che altro è il trionfo delle caste.

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  3. La triste involuzione di un grande (una volta) Paese. Una volta eravamo citati come esempio, invidiati in tutto il mondo. Ora siamo il soggetto preferito per le barzellette. Un teatrino tutto da ridere (per gli altri), per noi un dramma di cui possiamo solo lontanamente immaginare gli sbocchi.

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  4. Dovremmo ricordarci che l'accettazione del Fascismo, al suo inizio, ha condotto a un nefasto ventennio, (non me ne vogliano i giovani balilla). La coscienza dello Stato non si ferma alla difesa della pagnotta. Non dovrebbero essere le Caste a decidere per tutti. Di fatto avviene l'inverso di ciò che dovrebbe. Quindi nessuno stupore per i delinquenti stranieri o no che girano liberi. Voi provate a farvi beccare a rubare la famosa mela ...

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  5. L'assurdità della cosa è difendere uno che a casa sua sarebbe già in galera, solo perché noi siamo un paese da Terzo Mondo e possiamo attirare investimenti solo in cambio di meno garanie sindacali. La Marcegaglia è una che avrebbe gestito alla grande una bella piantagione di cotone.

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