martedì 4 gennaio 2011

Marchionne vola in Borsa, ma non vende un'auto. La Fiat prima solo in Brasile, chissà come c'è rimasto La Russa.

Non c'è niente da fare. Il mercato non vuole bene al manager col maglioncino che proprio nel giorno dell'esordio in Borsa dei nuovi titoli Fiat si vede recapitare sulla scrivania gli ultimi dati sulle vendite di autovetture in Italia. Gli acquirenti di scatole di latta a motore devono essersi improvvisamente tutti iscritti alla Fiom, visto che la quota della casa torinese (torinese? vabbè diciamo serbo-polacca) è scivolata nuovamente sotto il 30%. 
Se nel 2010 le immatricolazioni in Italia sono scese del 9,2%, la Fiat ne ha registrate poco più di 590mila contro le 709mila del 2009 (-16%). E così, mentre tutti i giornali italiani suonano festosi la trombetta ("La Borsa promuove Marchionne", "E' andata: ci sono anche gli americani", "Marchionne supera l'esame Borsa: Ringrazio il governo", "La Borsa promuove la nuova Fiat. Volano le due azioni. Marchionne: possiamo produrre con o senza Fiom", questi alcuni dei commoventi titoli), sorge spontanea la domanda: non sarà che la produttività degli operai italiani è più bassa di quella degli altri perché non hanno molto da produrre, visto che Marchionne non ha molto da vendere?
Per l'uomo solo al comando della locomotiva impazzita non resta che fare come Battisti e rifugiarsi in Brasile. La notizia è infatti che l'Italia non è più il primo mercato per l'auto Fiat e proprio nel paese sudamericano il gruppo si è confermato nel 2010 leader del mercato, con 760.495 auto e veicoli commerciali venduti. Ora bisogna solo spiegarlo ai ministri Frattini e La Russa

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