lunedì 3 gennaio 2011

Contrordine camerati, il Brasile non si boicotta più.

Contrordine camerati, il Brasile non si boicotta più. Meglio scrivere una bella letterina alla nuova presidente Dilma Roussef, come ha fatto il ministro Frattini, che perdersi contratti da 10 miliardi di euro. L’anno scorso l’Italia ha superato la Francia ed è diventato l’ottavo Paese esportatore in Brasile con quasi il 3% delle quote. Nel 2009 il Brasile ha importato dall’Italia prodotti per tre miliardi e 664 milioni di dollari, ne ha esportati per tre miliardi e 16 milioni. Un affare per il Made in Italy. In Brasile è presente la Fiat, con due stabilimenti e un terzo nell’area di Recife in fase di realizzazione. Ma hanno interessi consolidati anche Pirelli, Impregilo e Telecom Italia.
Non basta.
Fs e Ansaldo Sts sono interessate alla costruzione della linea ad alta velocità fra Rio, San Paolo e Campinas e nel settore della Difesa, alla faccia di 'Gnazio La Russa, Iveco sta trattando una commessa per la fornitura di mezzi Lince all’esercito brasiliano e Fincantieri  ha chiuso un accordo con la marina brasiliana per la vendita di pattugliatori, fregate e navi da rifornimento. Fra Fincantieri, che costruirà le navi e Finmeccanica, che fornirà i sistemi d’arma, ci sono in ballo sei miliardi di commesse.
In un articolo sulla Stampa si citano ambienti governativi che avanzano "letture maliziose" dell'affaire Battisti. "Poiché l’Italia ha vinto la mega-commessa lasciando di stucco i concorrenti francesi, c’è chi si è convinto che dietro la decisione di Lula ci sia stata una pressione diplomatica da parte di Parigi per far saltare gli accordi con l’Italia. Voci, per ora niente di più, che però testimoniano la tensione che in questi giorni si respira sull’asse Roma-Brasilia".
Peccato che i rapporti diplomatici non li abbia affatto interrotti Lula e siano solo il frutto del delirio dei soliti improvvisatori del nostro governo.

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