giovedì 30 dicembre 2010

Il Vaticano si adegua: riciclare denaro sporco sarà reato anche da loro.

Deve aver fatto paura in Vaticano l'ultima inchiesta della Procura di Roma e il conseguente sequestro di 23 milioni di euro. Al punto che, assolutamente inattesa, è arrivata una nuova legge promulgata dal papa in persona che prevede la reclusione fino a 12 anni per riciclaggio, 15 anni per reati legati al terrorismo e all’eversione. Il carcere è previsto anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni), abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni) e sono punite anche la manipolazione del mercato, la tratta di persone, il contrabbando, tutela ambiente, traffico illecito di rifiuti. Ah, dimenticavo, d'ora in avanti il Vaticano congelerà i fondi e le risorse economiche di soggetti legati al terrorismo e "ogni persona fisica che entra o esce dallo Stato trasportando denaro contante di importo pari a quello stabilito dalla disciplina vigente nell’ordinamento europeo dovrà dichiarare tale somma in forma scritta all’autorità di informazione finanziaria". Le nuove norme si applicheranno a tutte le istituzioni finanziarie della Santa Sede, quelle ovviamente più chiacchierate, come lo Ior, la banca di Marcinkus e lo scandalo del Banco Ambrosiano, l'Apsa (amministrazione del patrimonio della sede apostolica), coinvolta nello scandalo dei "furbetti del quartierino" e nel versamento di 15 milioni di euro in nero nelle sue casse tramite il presidente emerito, il cardinal Rosalio Castillo Lara e Propaganda Fide, il palazzo posseduto dal Vaticano in pieno centro di Roma, al centro delle vicende giudizarie insieme al presidente cardinal Crescenzio Sepe per una storia di restauri fantasma e favori.
Viene spontaneo pensare come mai solo oggi, allo scadere del primo decennio del nuovo millennio, si decida di dare un'imbiancata ai sepolcri. Meglio tardi che mai, comunque, a patto che non sia davvero un'operazione di facciata.

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